Gli Stati Uniti? Corrono sempre più velocemente verso un muro di calcestruzzo. In faccia. Parola degli stessi americani, che già stanchi e pentiti del “trumpismo”, intervistati dai principali istituti di sondaggio hanno manifestato umori neri. Sbuffando contro il loro Presidente, molti cittadini hanno bocciato senza appello le politiche della Casa Bianca.
Così, la percentuale che esprime il gradimento per come si muove l’inquilino dello Studio Ovale, è intorno al 37-38% per Gallup, Usa-Today, Cnbc e Reuters-Ipsos, mentre sale solo di qualche punto per Rasmussen ed Economist-YouGov. Ancora più catastrofica la valutazione sulla strada intrapresa dal Paese. Beh, per la grande maggioranza degli americani Trump sta portando la nazione a sbattere. Un “wrong track” (“binario sbagliato”) che rischia di far deragliare la locomotiva Usa. Per Rasmussen, i pessimisti sono il 62%, per Economist-YouGov e Reuters-Ipsos il 63%, mentre secondo Usa-Today questa percentuale sale al 64% e per PBS-Marist arriva al. 65%. Scarsa fiducia nel Presidente? Non solo, metteteci anche il Congresso (a maggioranza repubblicana), visto da molti come una disgrazia in servizio permanente effettivo. Economist-YouGov sostiene che solo la miseria di 9 americani su 100 si dichiarano soddisfatti. Questo spiega perché Trump abbia la luna più storta del solito.
Sembra avere tutti contro: opinione pubblica, stampa e i suoi stessi “adviser”, che dietro le quinte non perdono occasione di farlo nero. Il Washington Post ha pubblicato un articolo in cui alcune “gole profonde” dell’entourage del Presidente spifferano le paturnie del Trump-segreto. Segreto? Mica tanto. I giudizi confermano quello che già si vede: rissoso, irascibile, pronto a sbarazzarsi dei nemici e, più ancora, degli “amici”, l’ex palazzinaro affronta le crisi muovendosi a zig-zag e saltando con disinvoltura (o, meglio, con incoscienza) da un problema all’altro. Non infonde sicurezza, insomma. Secondo il “Post”. Trump sarebbe “una pentola a pressione” per un misto di frustrazione e disappunto (non si sente “compreso”) e perché gli si sta rivoltando contro il suo stesso partito. Qualche giorno fa l’autorevole Bob Corker, chairman del Foreign Relations Commmittee del Senato (e in passato “tifoso” del Presidente), è stato durissimo: «Di questo passo – ha detto – Trump ci porterà alla terza guerra mondiale». Aggiungendo, tranchant, che ormai la Casa Bianca sembra diventata «un asilo infantile per adulti». Molti repubblicani non hanno speso una parola per difendere Trump da queste accuse demolitorie (a parte il vicepresidente Pence). Anzi, pare che il Segretario di Stato, Rex Tillerson, tanto per finire in gloria, sia sbottato definendolo “moron” (deficiente), mentre il capo del suo staff, John Kelly, mandato allo sbaraglio per risolvere (da solo) una montagna di rogne, non sa più a che santo votarsi.
In cauda venenum, il Washington Post avvisa: l’articolo sullle “pertubazioni cerebrali” di Trump non è costruito sui “si dice”, ma su indicazioni «di almeno 18 dei collaboratori più importanti». Insomma, ancora non abbiamo visto niente.