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Usa via da Unesco a fine 2018, poi osservatori

Usa via da Unesco a fine 2018, poi osservatori

Gli Stati Uniti hanno deciso di lasciare l'Unesco. A riferirlo per prime fonti americane all'Associated Press, secondo le quali a decisione è stata presa in seguito alle recenti risoluzioni dell'Unesco contro Israele e gli insediamenti e che Washington considera anti-israeliane.

La decisione Usa di ritirarsi dall'Unesco - rende noto il dipartimento di Stato Americano - entrera' in vigore il 31 dicembre 2018. Gli Usaintendono diventare poi un osservatore permanente della missione per "contribuire alle visioni, prospettive e competenze americane su alcune delle importanti questioni affrontate dall' organizzazione inclusa la tutela del patrimonio dell'umanita', la difesa della liberta' di stampa e la promozione della collaborazione scientifica e dell'educazione.

"Mi rammarico profondamente per la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall'Unesco, di cui ho ricevuto notifica ufficiale con una lettera del segretario di stato americano, Rex Tillerson", si legge in un comunicato della direttrice generale dell'Organizzazione con sede a Parigi, Irina Bokova.

E' dal 2011, quando la Palestina divenne membro dell' organizzazione dell'Onu, che gli Stati Uniti hanno smesso di finanziarla pur mantenendo un ufficio nel quartier generale di Parigi. Intanto a Parigi si sta votando in questi giorni per eleggere il nuovo direttore generale. Per ora sono rimasti in lizza due soli candidati che sono pari a livello di preferenze: l'ex ministro della cultura francese Audrey Azoulay e il suo omologo del Qatar Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari su cui Israele ha già espresso le proprie preoccupazioni.

La decisione degli Usa di ritirarsi dall'Unesco è "una triste notizia": lo ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.

Testa a testa Francia-Qatar per la direzione generale dell'Unesco: al quarto giorno di votazioni, la candidata francese Audrey Azoulay e il candidato del Qatar (che preoccupa Israele) Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari sono a pari merito con 18 voti per succedere all'attuale direttrice generale dell'organismo Onu, la bulgara Irina Bokova. Seguono altri candidati, tra cui l'egiziana Moushira Khattab, ancora non esclusi dalla corsa. L'avvio del voto interno a scrutinio segreto è cominciato lunedì e durerà fino a quando un dei candidati non avrà ottenuto la maggioranza. L'esito potrebbe arrivare entro questa sera oppure domani. Dal 1945, la poltrona di leader dell'Unesco è stata occupata da europei, americani, un asiatico e un africano, e ora i Paesi arabi ritengono che sia arrivato il loro turno, tanto da schierare quattro pretendenti in lizza: oltre a Qatar ed Egitto, anche Libano e Iraq, che però alla fine ha ritirato la sua candidatura. L'Unesco è la prima organizzazione Onu ad aver ammesso la Palestina come Stato membro, nell'ottobre 2011, suscitando l'ira e lo stop dei finanziamenti da parte di Usa e Israele. Per l'organismo internazionale, il ritiro di Washington è stato un duro colpo finanziario, tanto che durante la gestione di Irina Bokova si è reso necessario un drastico taglio degli effettivi. Da soli gli Usa rappresentavano il 20% del bilancio dell'Unesco. Senza contare la ritorsione del Giappone, il secondo finanziatore più importante, che ha rifiutato di pagare la sua quota 2016 in seguito all'iscrizione, nel 2015, nel registro della memoria mondiale, del Massacro di Nankin, perpetrato dall'esercito imperiale giapponese nel 1937.

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