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Locri e Cosenza i comuni con più “fantasmi”

Locri e Cosenza i comuni con più “fantasmi”

Questi fantasmi. Niente a che fare con Pirandello, ma la gente s’è ormai rassegnata a sentirsi dire “il dottore è fuori stanza” quando entra in un ufficio pubblico. Locri è meglio dei Caraibi per tanti impiegati che riescono a trovare il modo di imboscarsi, le strategie per non timbrare il cartellino ogni mattina. Così secondo il Rapporto Ermes che viene presentato oggi a Roma, nella sede dell’Anci, anticipato ieri da “Il Sole24Ore”, i dipendenti del Municipio di Locri si assentano mediamente 100 giorni all’anno. Considerati altri 104 di vacanza tra sabati e domeniche, ed una decina di festività nazionali e patronali, si lavora soltanto 150 giorni all’anno.

Ma è tutto giustificato: malattia, congedi, permessi, ferie. Incastonati ad arte per disertare l’ufficio.

E se Locri fa da cattivo esempio a tutti gli 8 mila Comuni italiani, Cosenza non è da meno perchè guida i 102 capoluoghi nella triste classifica dell’assenteismo “giustificato”. Per fare sprofondare la Calabria ancora una volta all’ultimo posto nella hit parade dei travet pubblici col senso del dovere. E non bisogna dimenticare che a pagare i dipendenti comunali sono i cittadini tassati sul lavoro che fanno.

Condofuri, poco più di 5 mila residente sullo Jonio reggino, segue a ruota la vicina Locri con un tasso di assenza di 86,1 giorni. E tornando ai capoluoghi, a breve distanza dalla capolista Cosenza, c’è Palazzo San Giorgio a Reggio, con la media di 59,3 giorni disertati dal personale. A metà classifica Palazzo De Nobili a Catanzaro con 51,8 giorni, comunque oltre la media nazionale. Sotto la fatidica soglia degli “imboscati” ci sono i tre municipi più piccoli: Crotone con 46,6 giorni di assenze medie e Vibo Valentia che con soli 23 giorni è il capoluogo più stakanovista d’Italia, in disfida pacifica con Barletta a parità di punteggio.

Il Centro di ricerca Ermes ha elaborato la classifica sulla base dei dati della Ragioneria generale dello Stato che ha in mano i conti dei comuni. Che comunque in Calabria non sono tutti strapieni di fantasmi. Per esempio ad Acri, Crosia, Caulonia, Roccella Jonica, Tropea e Marina di Gioiosa Jonica non elargiscono bonus in modo generoso ai propri dipendenti. In Italia invece gli 8 mila Comuni spendono ogni anno 2 miliardi di euro per pagare le indennità, ed a Salerno ogni dipendente riesce ad ottenere 10 mila euro di extra, praticamente un secondo stipendio. Ma ovviamente tutto regolare: meriti sul campo.

C’è qualche segnale che possa finire questo regime di ferie perenni per tanti impiegati pubblici. Perchè governo, sindacati e Aran, l’Agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni quando si parla di contratti di lavoro, stanno concordando una linea dura: nessun bonus integrativo a quegli enti che hanno coefficienti sotto la media nazionale. A cominciare dalle presenze sui posti di lavoro. Un sistema, dicono, per arginare «fenomeni anomali di assenteismo». Opera elefantiaca fermare l’atteggiamento spavaldo dell’italiano che pensa di essere intoccabile solo perchè occupa un posto pubblico.

Ma il Comune di Cosenza non ci sta a fare da capolista nella classifica dei “furbetti” pubblici. «È fondamentale precisare che il dato riguardante il Comune di Cosenza è dovuto principalmente all’azione portata avanti nell’ultimo biennio, tendente al completo smaltimento di ferie e permessi retribuiti accumulati dai dipendenti negli anni precedenti», sottolinea l'assessore Luciano Vigna delegato al personale.

L’esponente della giunta Occhiuto dà i numeri: «Su un totale di 40.853 giornate di assenza, l’incidenza per malattia è di 9.868 giornate che rappresentano un'assenza media per dipendente di 16 giorni. Le restanti 30.985 giornate riguardano gli istituti contrattuali e rientrano pertanto nei diritti spettanti ad ogni dipendente, risultando influenzate dallo smaltimento di ferie e permessi residui». Ancora Vigna : «Attraverso una politica di contenimento dei costi e agevolazione dei pensionamenti, il numero dei dipendenti comunali si è ridotto dalle 1.100 unità del 2010 alle 603 dell’anno scorso, e nei prossimi anni si prevede un’ulteriore riduzione di circa 70 unità. Nonostante questa riduzione si è registrato un considerevole miglioramento nella qualità dei servizi offerti. Entro la fine dell’anno», conclude l’assessore, «sarà approvata una nuova struttura organizzativa per rendere la macchina amministrativa idonea a rispondere in maniere celere ed esaustiva alle svariate esigenze del territorio».

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