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Morte Riina, per la Cei niente funerali pubblici

Morte Riina, per la Cei niente funerali pubblici

E' morto alle 3.37 nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma il boss Totò Riina. Ieri aveva compiuto 87 anni. Operato due volte nelle scorse settimane, dopo l'ultimo intervento era entrato in coma. La Procura di Parma ha disposto l'autopsia sulla salma perché, ha spiegato il procuratore Antonio Rustico, il decesso è avvenuto in ambiente carcerario e quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti". Le condizioni cliniche del boss si sono ulteriormente aggravate e poi sono precipitate una decina di giorni fa, quando dal reparto detenuti dell'ospedale Maggiore è stato trasferito in terapia intensiva-rianimazione, dove è rimasto fino alla morte. I familiari del boss Totò Riina non sono riusciti a incontrarlo prima che morisse nonostante il permesso straordinario ricevuto dal ministro della Giustizia che aveva autorizzato la visita.

Per disporre l'autopsia sulla salma del boss mafioso il pm di Parma, Umberto Ausiello, ha ipotizzato il reato di omicidio colposo. Il fascicolo è a carico di ignoti. Di conseguenza ha informato del procedimento, in quanto persone offese, la moglie di Riina Antonina Bagarella, e i figli Maria Concetta, Giuseppe, Lucia e Giovanni. Il pm ha nominato consulente tecnico Rosa Gaudio dell'istituto di Medicina legale di Ferrara.

Riina, per gli inquirenti, nonostante la detenzione al 41 bis da 24 anni, era ancora il capo di Cosa nostra. Riina era malato da anni, ma negli ultimi tempi le sue condizioni erano peggiorate tanto da indurre i legali a chiedere un differimento di pena per motivi di salute. Istanza che il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto a luglio. Quando ormai era chiaro che le sue condizioni erano disperate, poche ore pirma del decesso, il ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario col boss. Riina stava scontando 26 condanne all'ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del '92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del '93, nel Continente.

Sua la scelta di lanciare un'offensiva armata contro lo Stato nei primi anni '90. Mai avuto un cenno di pentimento, irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa, dal carcere parlando con un co-detenuto, si vantava dell'omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati. A febbraio scorso, parlando con la moglie in carcere diceva: "sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere". L'ultimo processo a suo carico, ancora in corso, era quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui è imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato. Ieri, nel giorno del suo 87esimo compleanno, il figlio Giuseppe Salvatore, che ha scontato una pena di 8 anni per mafia, ha pubblicato un post di auguri su FB per il padre. 

"Il portavoce della Cei ha detto con chiarezza che non è ipotizzabile che il funerale di Totò Riina sia pubblico. Per il resto mi auguro che la sua morte non voglia dire un abbassare la guardia rispetto a un problema grosso che evidentemente dietro e accanto a Riina ne ha tantissimi altri. Non ci sarà un funerale pubblico". Queste le parole di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a margine di un convegno a Bologna sul tema delle migrazioni.

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