L’avevamo capito da un pezzo, ma ora che anche i servizi segreti di Gerusalemme hanno spifferato con “nonchalance”la notizia (come riporta il think-tank “Debka”), ci rendiamo conto che ormai instabilità e rovesciamento delle alleanze, in Medio Oriente, sono diventati la normalità. Dunque, per andare subito al sodo, Israele e Arabia Saudita hanno stretto un patto di ferro contro l’Iran e hanno cominciato a fare rullare i tamburi di guerra. Le conclamate differenze culturali, politiche e religiose tra i due Paesi non bastano di sicuro per impedire quello che, a qualcuno, potrà sembrare un patto scellerato. Messi temporaneamente da parte Torah e Corano, gli improbabili e sorprendenti nuovi componenti dell’inedito asse del Vicino Oriente, beneficiano soprattutto del sostegno di Donald Trump. Il quale, pur di fare un dispetto al suo predecessore (e alla nazione americana, aggiungeremmo noi), non vede l’ora di sotterrare gli ayatollah e i loro programmi nucleari, sviluppati nel “do ut des” con Obama. Lo ribadiamo: lo scacchiere mediorientale, dopo le “”Primavere arabe”, è diventato un deposito di polvere da sparo, dove tutti fumano e gettano i mozziconi. Le aree di crisi si sono saldate in una macro-regione strutturalmente conflittuale. In questo spicchio di pianeta le alleanze sono sottoscritte a capocchia e con strategie miopi, destinate a saltare non appena le “cointeressenze” verranno meno. Musulmani contro musulmani, quindi o, meglio, sunniti contro sciiti, con gli israeliani che sfruttano al volo l’opportunità di rompere il loro isolamento. Oltre a Netanyahu e al suo Ministro degli Esteri, “Orso” Lieberman (tipo spiccio, faceva il buttafuori nelle discoteche…), il vero artefice del capitombolo strategico in quelle lontane contrade è una “rising star” della politica internazionale. Il Principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che. giunto al potere in punta di piedi, il giorno dopo ha cominciato a distribuire pedate a una canea di emiri, sceicchi e mezzi califfi, scaraventando nelle patrie galere di Riad il fior fiore della vecchia nomenklatura e gettando a mare la chiave. Bin Salman, barracano grosso e cervello fino, ha capito che quella per la supremazia nel Golfo Persico è diventata una corsa contro il tempo. È là che si gioca la madre di tutte le partite. Ragion per cui, pur di assestare una legnata sul turbante agli aggressivi discepoli di Khomeini, i sauditi della “nouvelle vague” sono pronti anche a fare patti col diavolo. Netanyahu, appunto. E i palestinesi? Che si arrangino, avrebbe detto, poco coranicamente, bin Salman, aggiungendo un flebile “Insciallah” (se Dio vuole) tanto per salvare la faccia. Dal canto loro, gli israeliani che, da quando la Siria è diventata “consolato” iraniano. dormono con un occhio solo, hano fatto tombola, imbarcandosi in un’alleanza che, strategicamente, consentirebbe loro di fare pelo e contropelo alle milizie (sciite) di Hezbollah, armate fino ai denti e pronte (si dice) a regolare vecchi conti. Sullo sfondo, quasi invisibile, si staglia la figura di Vladimir Putin, pronto a togliere la sedia da sotto le terga di Trump al primo passo falso. Lo scaltro leader del Cremlino, in effetti, in Siria ha preso due piccioni con una fava, salvando la caiella di Assad e rilanciando il ruolo politico e militare della Russia in Medio Oriente, da dove, cioè, l’America l’aveva cacciata, trattandola con la punta della scarpa. Mentre l’Isis si squaglia dai campi di battaglia, insomma, nuovi conflitti covano sotto la cenere. E bin Salman non perde tempo. Secondo l’inglese “Daily Mail”, nella prossima settimana il principe ereditario potrebbe bruciare le tappe, dopo l’abdicazione del padre, sedendosi sul trono che fu di Re Feysal. D’altro canto, i 500 vip arrestati, costretti a dormire coi materssi per terra in un hotel di Riad, sono le vittime illustri di un progetto che guarda lontano. Bin Salman vuole la guerra in Libano, per obbligare gli israeliani a tenere fede al patto anti-iraniano, che prevede anche un’abbondantte trasfusione di petrodollari, dall’Arabia fino a Gerusalemme. Sempre il “Daily Mail” aggiunge che Netanyahu se la sta pensando e potrebbe essere tentato di varcare presto il Rubicone, mettendo il Sud del Libano a ferro e fuoco. E scatenando l’ennesimo carnaio ai confini della Terra Santa. Certo, i segnali non sono incoraggianti. Da quelle parti le colombe della pace vengono regolarmente impallinate con tutto il ramoscello d’ulivo.
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