Mi interrogo sulla morte, precisamente sulla mia, sulla forma con cui potrebbe presentarsi quando toccherà a me. E se fosse una di quelle morti lente, che ti prendono cellula dopo cellula, fiato dopo fiato, una morte per consunzione, l’agonia lentissima in cui t’avvoltoli e ti spegni, poco a poco, morte di rantoli e attesa, morte in cui – persino – potrei veder svanire, evaporata, la mia dignità di persona? Se fosse così, la mia morte, e negli ultimi giorni mi mancasse persino la forza d’esprimermi, di dire sillaba sul mio già segnato destino? E se volessi chiudere gli occhi, deporre le armi – e lo farei soprattutto per quanto ho amato la vita, la vita quand’è vera –, se volessi concludere senza inutili ostinazioni, senza poco estetici differimenti? Sia chiaro: non sarebbe una resa, ma qualcosa di coerente con ciò che ho sempre posto in cima ai miei valori, la dignità e il coraggio.
Il biotestamento è cosa laica e assolutamente civile. Rifiutare terapie che non aprirebbero alcun credibile spiraglio alla speranza, dire no anticipatamente alla nutrizione e all’idratazione artificiali – se si rendessero “necessarie” –, opporsi all’accanimento terapeutico dovrebbe essere un diritto per ciascuno di noi. Ebbene, comprendiamo che la legge approvata dalla Camera – e per una volta il Pd e i Cinquestelle, favorevoli, concordano – possa suscitare perplessità nel mondo cattolico (anche se caute aperture sono arrivate da Papa Francesco) e trovare resistenze “ideologiche” (la legge si è impantanata al Senato); quello che non comprendiamo è come il capo d’uno schieramento politico che si propone ogni santa mattina come forza di governo del Paese – stiamo parlando di Matteo Salvini, che guida la Lega-non-più-del-Nord ed è uno dei leader del centrodestra – possa liquidare la faccenda dicendo «Mi occupo dei vivi, non dei morti». Approccio quantomeno superficiale, rozzo. Il biotestamento, caro Salvini, riguarda soltanto i vivi. Nulla riguarda i morti, purtroppo. E in gioco c’è più del trucchetto dei Cinquestelle – l’asse con i democrats – per destabilizzare i rapporti all’interno del centrosinistra e le alleanze possibili e future. In gioco c’è più che la teatralizzazione della distanza tra Lega e M5S – capiamo il disagio degli ex padani, dopo la scoperta di siti condivisi con i grillini, siti che vantano uno sterminato campionario di “fake news” –.
La posta è più alta. Per una volta freghiamocene dei giochi di ruolo dei “vivi” che come ultrà della curva sud gareggiano in “politica”, per una volta rispettiamo il sentimento di quanti, ognuno diverso dagli altri, pensano la vita mentre la attraversano. E, giorno dopo giorno, mettono in conto la morte che verrà.
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