I segnali di allarme da parte di economisti e autorità non fermano la corsa del bitcoin: la criptovaluta, negli scambi su mercati non ufficiali, avrebbe toccato i 20.000 dollari oggi, a poche ore dal debutto dei futures sulla piattaforma Cme di Chicago. La soglia, che rappresenta un rialzo del 37% solo questa settimana (lo scorso 1 gennaio bitcoin era ad appena 997 dollari), non è visibile sugli schermi Bloomberg, dove le quotazioni sono ferme da venerdì sera sotto quota 18.000. A riportare l'ennesima quotazione record è Coindesk, una piattaforma per clienti statunitensi. Di fatto, alle quotazioni attuali la valuta digitale più famosa del mondo ha già superato, in valore complessivo, quella di diverse divise mondiali.
Ponendosi, con una capitalizzazione di circa 300 miliardi, come quinta valuta che vale più al mondo, dopo dollaro, euro, yuan e yen. Se da una parte in molti parlano ormai di quotazioni da bolla speculativa e avvertono gli investitori del pericolo di un crollo imminente, sui mercati la corsa va avanti trainata anche dalle notizie da Chicago. La scorsa settimana bitcoin era sbarcata sul Cboe, sempre a Chicago. Stanotte i futures iniziano le contrattazioni al Cme, un player sul mercato dei derivati ben più grande (i volumi sono stati 55 volte quelli del Cboe nei primi nove mesi del 2017). Un altro passo, per la maggiore criptovaluta mondiale, verso il mondo degli strumenti finanziari 'mainstream'.
Un riconoscimento e una legittimazione per una valuta itneramente digitale e che, a differenza di quelle 'ufficiali' come l'euro, non è emessa da una banca centrale, la cui creazione non passa per il circuito bancario tradizionale (bitcoin nasce al contrario proprio dalla crisi delle banche nel 2008) ma in maniera decentrata, se si vuole democratica e senza intermediazione finanziaria, ma anche meno trasparente e controllabile. Il ragionamento di molti investitori è che ora molti investitori istituzionali e banche salteranno sul carro del bitcoin.
Uno dei principali problemi, finora, era infatti che le banche non potevano detenere in bilancio strumenti non regolamentati come le valute digitali. Con i futures, che invece sono regolamentati, la musica cambia ed è possibile una corsa di investitori dalle tasche molto capienti che farebbe impennare ulteriormente i prezzi. Non solo: il Cme, per porre un freno alla fortissima volatilità del bitcoin, interromperà le quotazioni in caso di cadute superiori al 7% o rialzi al di sopra del 13%. Un freno che potrebbe attrarre investitori finora riluttanti ad esporsi troppo all'ottovolante delle criptovalute. Si aprono, per i grandi investitori, opportunità per fare arbitrati (puntando sulla convergenza fra futures e valuta sottostante).
In molti non sono ancora preparati al debutto dei futures domani. In Italia, ad esempio, diversi broker come Fineco stanno ancora valutando. Banca Imi ha ancora in corso verifiche tecniche e un iter autorizzativo. E poi c'è un caveat: i derivati facilitano enormemente anche lo short selling, la possibilità di vendite allo scoperto. E nessuno può escludere che in queste ore stiano guardando verso Chicago una miriade di investitori pronti a scommettere sulla caduta del fenomeno finanziario del decennio.
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