Per le Regioni del Sud è il tempo delle opportunità. Ci sono diversi segnali di una maggiore vivacità economica, ma serve un impegno costante per fronteggiare le sfide delle disuguaglianze, della mancanza di lavoro per i più giovani; per continuare a rispondere con forza alle minacce della criminalità mafiosa.
In questa fase, cresce il bisogno di un’informazione in grado di dare voce e di sostenere tutti i protagonisti delle tendenze positive che coinvolgono diversi settori dell’economia e della società. E di mantenere, allo stesso tempo, la lucidità critica, la capacità di denuncia, la sua natura di presidio indispensabile della cultura del diritto e della legalità.
Serve, al Sud come nel resto d’Italia, una stampa in salute, in grado di fronteggiare con successo la sfida della trasformazione tecnologica del settore editoriale. Il cammino comune di due testate storiche come la Gazzetta del Sud e il Giornale di Sicilia, avviato in questi mesi, è un progetto che si muove nella direzione giusta, in uno scenario che premia chi è capace di dare vita a nuove sinergie e aggregazioni.
Comprendere che ci sono molti Sud, ciascuno con le proprie specificità, i propri problemi, i propri punti di forza, è la premessa indispensabile di qualsiasi azione politica efficace.
In questi anni, grazie a una politica meridionalista di tipo nuovo, il Mezzogiorno è finalmente uscito da una condizione di “solitudine” che aveva finito per allargare i divari durante gli anni della crisi economica. È la politica che ha il suo perno strategico negli investimenti pubblici contenuti nei “Patti per il Sud” e che è stata ulteriormente rilanciata con i provvedimenti degli ultimi due Decreti per il Mezzogiorno: come il rafforzamento del credito di imposta, che ha generato 4 miliardi di investimenti privati nel 2017, e gli incentivi in favore dell’imprenditoria giovanile introdotti con la misura detta “Resto al Sud”, per la quale Sicilia e Calabria sono al secondo e terzo posto per numero di domande già presentate. Insomma, investire al Sud non è mai stato così conveniente.
Le politiche per il Mezzogiorno devono puntare anche a valorizzare il suo ruolo strategico di ponte dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo.
La Sicilia, in particolare, in questi anni ha dato una lezione ineguagliata di accoglienza e di umanità di fronte alle sfide dei flussi migratori; una generosità dei siciliani che ha fatto onore all’Italia e all’Europa; una capacità di dialogo che è stata ricordata al mondo intero con il G7 di Taormina e che oggi è uno dei temi principali di Palermo Capitale Italiana della Cultura per il 2018.
Oggi un salto decisivo per lo sviluppo del Sud è possibile, se nei prossimi anni continueremo a scommettere sulle sue migliori energie e sulle opportunità del contesto attuale. È una sfida alla quale tutta l’Italia deve guardare con interesse e partecipazione.