"Si è parlato piu volte di morte della radio, della televisione. Sono morti tutti i media negli ultimi 40-50 anni... abbiamo visto che la radio gode di ottima salute, la Tv se l’è cavata molto meglio di quanto si pensasse 15-20 anni fa. La sfida dunque non è una sfida per la sopravvivenza, ma per la qualità la credibilità, perchè la cornice e la chiave di lettura la utilizzo e l’acquisto spendendo dei soldi in edicola o su online nella misura in cui mi dà qualità, credibilità, quel qualcosa in più che non posso trovare andando a inseguire minuto per minuto l’enorme continuo flusso di informazione che dilaga nella rete. E questo mestiere ha bisogno sempre più di credibilità e affidabilità, qualità e io penso che ci sia un grande avvenire anche per la nostra informazione e i nostri giornali televisivi e di carta e online se si assume questo requisito di fondo". Lo ha detto il premier a Messina nel corso del convegno che ha lanciato ufficialmente l’integrazione tra Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia.
"Se non c'è quella credibilità, se non c'è quella qualità, tutto è più difficile", ha proseguito il presidente del Consiglio che ha ricordato il suo passato di ministro della Comunicazione, "ho grande fiducia nella fantasia e nel coraggio con cui gli editori italiani nei prossimi anni affronteranno le nuove scelte e sfide".
"Il governo - ha aggiunto il premier - potrà fare due cose per il settore dell’editoria: la prima è accompagnare questa traversata non semplice, con misure come quelle che il sottosegretario Lotti, oggi ministro, assunse nel corso di questi anni, tese a favorire la transizione; in secondo luogo ciò che i governi e gli stati possono fare è trovare la misura per arginare la prepotenza di alcuni giganti del web". Con la considerazione che "stiamo arginando una cosa meravigliosa, perché questi giganti del web che minacciano e creano problemi alla fiscalità, comunque consentono l’accesso all’informazione a miliardi di persone e sono una meravigliosa, incredibile invenzione". Internet che ha cambiato radicalmente il modo di lavorare comunicare, "è tuttora una gigantesca impresa spontanea privata. Poi sono nati i colossi, 7-8 giganti americani e cinesi che dominano questo mondo, ma il campo di gioco è un campo di gioco privato". Soprattutto, ha avvertito il premier, "abbiamo un deficit europeo rilevante e non sarà facile colmarlo rispetto a Cina e Stati Uniti. Credo che dobbiamo ridurre almeno lo svantaggio da due punti di vista: la tutela della qualità e della riservatezza dei dati dei nostro concittadini che non possono essere oggetto di scorrerie da soggetti multinazionali; e poi la questione dell’armonizzazione fiscale per quanto riguarda l'Europa".
Per Gentiloni c'è qualcosa che i governi, lo Stato e l’Europa possono fare: "accompagnare questa transizione cui dobbiamo guardare con fiducia e ottimismo. Le scelte che oggi vengono compiute da queste due storiche testate ci dicono che una delle chiavi del successo per il futuro dell’informazione e dell’editoria dei giornali e dell’emittenza, oltre alla qualità alla credibilità, è la radice nel territorio. Questo è valido in ogni parte del mondo".
Per il presidente del Consiglio i giornali che hanno sentito meno gli effetti di questa enorme trasformazione sono da una lato le testate in grado di rispondere a una domanda di qualità e dall’altro quelle con radici profonde nel territorio: "E' un messaggio non solo per i giornali, ma anche per le imprese, la politica e la nostra classe dirigente: guai a immaginare la possibilità di dare una risposta ai problemi del Paese astraendoci dalla nostra realtà. A noi serve esattamente il contrario: se vogliano dialogare con il mondo, se vogliamo essere aperti al mondo e accogliere chi arriva nei nostri territori dobbiamo essere legati alle nostre radici e alla nostra identità".
Caricamento commenti
Commenta la notizia