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Gentiloni: debito di riconoscenza nei confronti di editori coraggiosi

Gentiloni: un debito di riconoscenza nei confronti di editori coraggiosi

Messina

«Due grandi famiglie di editori hanno deciso di mettersi insieme, di unire le loro forze: i due storici quotidiani, le radio, le televisioni e i siti online ad essi collegati. Dobbiamo dire grazie alle famiglie Morgante e Ardizzone, Sicilia e Calabria, il Sud, ma direi l’intero Paese hanno un debito di riconoscenza nei loro confronti per un’operazione così importante e coraggiosa». Il presidente del Consiglio dei ministri dalle rive dello Stretto raccoglie la ventata d’ottimismo in quella che è stata definita la “giornata della consapevolezza” e della lotta alla rassegnazione.

C’è un Sud che cresce, c’è un Sud che vuole agganciarsi al treno della ripresa dopo un decennio di crisi nerissima, c’è un Sud che sente il bisogno di colmare il gap che lo rende ancora distante anni luce da altre aree dell’Italia e dell’Europa, c’è un Sud consapevole delle enormi difficoltà ma anche pronto ad affrontare le sfide più ostiche ed esaltanti, ed è il Sud che si rispecchia nel nuovo Polo dell’editoria siculo-calabrese che, con l’acquisizione della quota di maggioranza del Giornale di Sicilia da parte della Ses-Gazzetta del Sud, diventa punto di riferimento per l’intero Meridione.

Gentiloni interviene a conclusione delle due sessioni di confronto, sul palco del Teatro Vittorio Emanuele, e lo fa da premier (evitando i toni da campagna elettorale, pur sottolineando gli sforzi compiuti dal suo Governo per il Mezzogiorno con i 15 Patti per il Sud e i 40 miliardi di euro stanziati), ma anche ricordandosi di essere stato ministro delle Comunicazioni. Ed è quindi quello dell’editoria un tema che a Gentiloni sta a particolarmente a cuore.

«Ottimismo e riconoscenza verso chi investe sulla crescita dei propri territori», sono i due concetti chiave espressi dal presidente del Consiglio. Un ottimismo cauto e prudente, perché sarebbe da incoscienti non vedere i danni provocati da questi anni di bufera economico-finanziaria che non poteva non mettere in ginocchio un settore come quello dell’editoria, fragile perché schiacciato dalla “concorrenza sleale” dei “colossi del web”, da Google a Facebook, i grandi signori degli “algoritmi”, che hanno ampliato la platea dei fruitori di informazioni fino a coinvolgere più di 4 miliardi di persone ma che, con il loro “gigantismo”, hanno monopolizzato il 75 per cento del mercato della pubblicità mondiale, senza pagare neppure un euro di tasse nei Paesi dove operano, compresa l’Italia.

«La sovrabbondanza di informazioni è una conquista rispetto al passato, non dimentichiamolo – afferma Gentiloni –, ma rischia di travolgerci, per questo ci vogliono delle regole. I Governi devono tutelare i diritti d’autore e fare in modo che in Europa si arrivi al più presto a un’armonizzazione fiscale. Noi siamo intervenuti con il decreto a firma dell’ex sottosegretario, oggi ministro, Luca Lotti, ma si può fare ancora di più. In ogni caso, parafrasando la frase di Mark Twain, “la notizia della mia morte mi pare francamente esagerata”, dico che anche in questo caso la notizia della morte dei giornali mi pare francamente esagerata. Era stata data per morta la radio, e stiamo assistendo a un “boom” delle radio. Anche la tv veniva considerata quasi sorpassata e direi che sta abbastanza bene. I giornali non moriranno, la fantasia e il coraggio dei migliori editori italiani sapranno inventare un futuro, ne sono certo e l’esempio che viene da qui va in questa direzione. È proprio il dilagare delle informazioni sul web che rende sempre più necessario avere una “griglia”, la capacità di dare un senso critico, un orientamento, perché ognuno sceglie cosa mangiare ma ci vuole chi prepara un menù, chi cucina i cibi. È la sfida dei prossimi anni, quella che viene anticipata da editori come i Morgante e gli Ardizzone, la qualità e la credibilità, ma non solo. I giornali che più hanno resistito alla crisi, quelli rimasti in piedi, quelli che cresceranno in futuro, sono le testate che hanno radici profonde nei territori».

Poi, lo sguardo si amplia dalle sfide dell’editoria a quelle dell’intero Mezzogiorno: «Non era scontato – conclude il premier –, non è sufficiente, ma è sicuramente importante che il Sud abbia condiviso i tassi di crescita negli ultimi due anni in linea con il resto del Paese, presentando addirittura in alcuni settori percentuali maggiori rispetto al Nord. Questo non ha ancora coinciso con la vera ripresa in termini di lavoro e di occupazione, soprattutto di lavoro e di occupazione giovanile, e questa deve essere la nostra “ossessione”, di tutte le forze politiche e delle classi dirigenti».

La “giornata della consapevolezza” e dell’orgoglio meridionale, snodatasi attraverso gli interventi del direttore editoriale e amministratore delegato della Ses-Gazzetta del Sud Lino Morgante, del direttore responsabile della Gazzetta Alessandro Notarstefano, del vicedirettore del Giornale di Sicilia Marco Romano, del direttore del Tg Andrea Montanari, del presidente della Fieg Maurizio Costa, del presidente di Banca Imi Gianfranco Miccichè, si è conclusa, dunque, con un invito alla speranza e alla fiducia. «Con le radici nella storia, scriviamo il futuro».

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Il Teatro gremito

Un parterre d’eccezione per il convegno organizzato per presentare il nuovo Polo editoriale del Sud nato dall’acquisizione della quota di maggioranza del Giornale di Sicilia da parte della Ses-Gazzetta del Sud. Col presidente del Consiglio dei ministri, i governatori di Calabria e Sicilia, i sindaci delle Città metropolitane e dei più importanti Comuni, i commissari delle ex Province, i prefetti, i comandanti di Carabinieri e Guardia di finanza, i questori, i rappresentanti di tanti enti e istituzioni, i rettori degli Atenei, i procuratori della Repubblica e i presidenti dei Tribunali, i presidenti degli Ordini professionali. Gremito il “Vittorio Emanuele” anche da tanti operatori dell’informazione.

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