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«Il futuro si gioca sul campo della qualità»

«Il futuro si gioca sul campo della qualità»

Messina

«Due gemelli diversi» che uniscono le forze, «mantenendo salde le proprie radici», per affrontare le nuove sfide dell’informazione nella fase storica più difficile. Così l’amministratore delegato della Ses Lino Morgante, nel primo dei due dibattiti moderati dalla giornalista della Rai Annalisa Bruchi, ha sintetizzato il senso, il valore di un’operazione spartiacque per l’editoria non solo del Mezzogiorno.

«Siamo usciti da una crisi durata dieci anni – ha sottolineato Morgante – figlia anche della concorrenza di quella sorta di oligopolio che è la rete». Un oligopolio che sta nei numeri: «Facebook e Google gestiscono da soli il 75% del mercato pubblicitario mondiale», giusto per fare un esempio. «Un potenziale problema per il pluralismo e la democrazia», rispetto al quale urgono anticorpi. Uno lo suggerisce proprio Morgante: «Una maggiore tutela dei diritti d’autore».

Il quadro dell’editoria alla fine di questo decennio “nero” lo ha tracciato il presidente della Fieg (Federazione italiana editori giornali), Maurizio Costa, che si è confrontato con lo stesso Morgante ed il direttore del Tg1 Andrea Montanari: «In questo ciclo c’è stata una flessione del 50%», quasi inevitabile in un momento storico che ha visto un’innovazione «pari a quella della stampa di Gutenberg»: Internet. «Una trasformazione – l’ha definita Costa – del modo di produrre informazione», rispetto alla quale, però, «sarebbe sbagliato avere un atteggiamento manicheo ed esclusivamente difensivo. L’editoria professionale deve tornare a svolgere un ruolo culturale, sociale e politico rilevante. Per vincere questa sfida – è la ricetta del numero uno della Fieg – dobbiamo puntare su un algoritmo di credibilità».

Perché è sugli algoritmi che si gioca la partita dei social, del web, dei “nuovi” competitor della stampa tradizionale. «Ma affrontare queste nuove realtà – ha ammonito Montanari – non significa schiacciarsi su di esse. Di fronte a questo problema la risposta deve essere adeguarsi ma tenendo alta la bandiera della qualità. E proprio la Rai, come servizio pubblico, ha una responsabilità in più». Come competere? «Entrando nella battaglia, cercando di cambiare questo sistema da dentro».

E magari, ha chiosato Morgante, «agendo sul fronte della regolamentazione», anche perché «non siamo abituati a pagare la qualità. Un buon film costa, e anche un buon giornale». La qualità. E quell’algoritmo di credibilità.(seb.casp.)

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