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«Raccontare anche l’altro Sud»

«Raccontare anche l’altro Sud»

Messina

La strada dell’orgoglio, «bisogna essere tifosi delle aziende, del Paese», suggerita dal presidente di Banca Imi Gaetano Miccichè. Ma anche e soprattutto quello della consapevolezza, «pensare sempre di più al fruitore delle notizie», come indica il direttore responsabile di “Gazzetta del Sud” Alessandro Notarstefano. Non perdendo di vista il ruolo «di stimolo, di pungolo» per chi detiene il potere, come ricorda il vicedirettore del “Giornale di Sicilia” Marco Romano. Sono questi i temi centrali del secondo dibattito, moderato anch’esso da Annalisa Bruchi.

«Una grande azienda – sottolinea Miccichè – ha due fortune: potersi porre grandi obiettivi e poter perseguire l’interesse generale». Ma possibile che l’interesse generale, quando si tratta di giornali, si limiti alle “cattive notizie”? «Non ci sono soltanto “cattive notizie”, anche se sono quelle – spiega Notarstefano – che obiettivamente stimolano di più, da sempre, la curiosità dei lettori. Ci sono vicende belle da raccontare, e ci sono pure notizie utili, opportunità, strumenti normativi che possono aiutare chi nel Sud vuol provare a inaugurare circoli virtuosi. Quelle notizie vanno diffuse, e potranno diventare altre importanti storie, positive, da regalare ai lettori. Bisogna dare più appeal alle regioni meridionali: ammettere sì le tante, troppe cose che non vanno, ma anche sfatare certi abusati luoghi comuni.

Quei “miti” negativi che fanno perdere attrattività al Sud e scoraggiano gli investitori. L’offerta dei media dev’essere la migliore possibile; ma non possiamo limitarci a questo. Si deve cercare di interpretare come sono cambiati i lettori, i telespettatori, come cambiano ogni giorno gli utenti della rete. La quasi totalità dei giovani si avvicina al mondo tramite i social, notizie vere e talvolta false vengono “consumate” a inaudita velocità. Pochi testi e sempre più multimedialità. Adesso Facebook – conclude Notarstefano – è meno... alla moda: in termini di gradimento prevale Snapchat, foto, video, messaggi che, a tempo, si autodistruggono. E dimostrano la propensione non alla “leggerezza” nel modo in cui ne scriveva Italo Calvino, ma a un approccio sempre più “di superficie.” I media di domani non devono smettere, giorno dopo giorno, di reinterpretare il mondo e ricalibrare la qualità...».

I giornali, chiude Romano, «devono operare affinché la gente sia messa nelle condizioni di farsi un’idea di ciò che accade. E se per far questo è necessario sottolineare ciò che non funziona, allora non dobbiamo smettere di farlo».

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