Di commistioni occulte tra uomini di Chiesa e massoneria si è parlato non poco negli ultimi decenni: ma ora è la Cei a dire parole definitive sull’argomento. Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, infatti, parla chiaro: «Preti e vescovi, se massoni, sono già fuori dalla Chiesa».
«Nei confronti della massoneria la Chiesa ha tenuto, da sempre e con chiarezza, lo stesso atteggiamento: tutto ciò che da singoli o gruppi attenta al bene comune a vantaggio di pochi non può essere accettato»: così mons. Galantino denuncia i poteri occulti che avvelenano la vita sociale e politica del nostro Paese, insinuandosi talvolta all’interno del mondo ecclesiale. Lo fa in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana in vista del 21 marzo, la Giornata voluta da «Libera» e dedicata alla memoria delle vittime di mafia. «Preti e prelati se massoni sono scomunicati», strilla senza compromessi il titolo in copertina.
Alla manifestazione promossa da Libera il settimanale dei Paolini dedica un ampio servizio – «Chiesa e massoneria. Intrecci con le mafie» – con un focus sulle mescolanze tra clan e logge segrete. «Sono da condannare tutti gli attentati al bene comune», sottolinea, al riguardo, il segretario generale della Cei, «soprattutto quando tendono a monopolizzare, a occupare spazi in maniera invasiva fino a rendere impossibile una vita normale a persone normali».
E la Conferenza Episcopale Calabra nel documento diffuso a conclusione della seconda sessione invernale dei suoi lavori, svoltasi a Catanzaro, esorta che nella formazione dei giovani chiamati al sacerdozio «sia preso in debita considerazione anche il rapporto ’ndrangheta-massoneria».