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I nostri Cacciatori, eroi che non sappiamo

Combattenti della quotidiana guerra contro la ’ndrangheta tra i sentieri impervi della Calabria profonda

I nostri Cacciatori, eroi che non sappiamo

Vibo Valentia

Duecento minuti, attraverso i loro passi. Una serie tv che fotografa la Calabria, maledetta e violentata dalla ’ndrangheta, bella e coraggiosa come i suoi uomini che la difendono. Una Calabria dai due volti, che cammina a due velocità. Una Calabria dove l’Antistato ha il volto della sopraffazione, della violenza e del bisogno. Una Calabria dove lo Stato ha gli occhi profondi degli uomini che hanno deciso di schierarsi e lottare tra bellezze che tolgono il fiato, popolazioni inermi.

Loro sono dalla parte giusta. “Lo Squadrone. Dispacci dalla guerra di ‘ndrangheta”, la cui anteprima nazionale è stata ieri a Vibo Valentia e che andrà in onda da domani su Rai 2 (ore 23.15), è questo. E molto altro.

Quattro episodi, un viaggio nella realtà in cui sono i protagonisti ad accompagnare, tra luoghi oscuri e attraverso gli sguardi. Volti e voci a troppi sconosciuti. “Sei anni di vita”. Una vita che trasforma le vite, che riporta la luce, che crea legami indissolubili, dà forma ad universi paralleli . “Sei anni di vita”, sui passi degli uomini che, in silenzio, la notte si muovono tra le montagne, ai più sconosciute ed inaccessibili. Dormono sulla sabbia, coprono le tracce. «Se loro conoscono tre sentieri noi ne dobbiamo conoscere quattro», racconta Mimmo, uno dei cacciatori. Una delle guide del docu-film che detta i tempi, la traccia.

Un uomo, padre, carabiniere, cacciatore. Con la squadra Falco, sul campo contro la «’ndrangheta che non è un fenomeno, ma è un sistema, perché cerca di sostituirsi allo Stato. Ma è solo un cancro che noi combattiamo ogni giorno e prima o poi la sfiancheremo».

Così, sul campo. Come fantasmi, tra i sentieri fitti. Fantasmi che si muovono, che respirano. Ascoltano. In silenzio, tra passi che si mescolano e diventano un tutt’uno con la natura. Uomini che hanno scelto di essere. Ogni giorno una lotta, una guerra silenziosa contro la ’ndrangheta che, nel tempo, si è evoluta. La osservano, ne carpiscono ogni mutamento, la combattono.

Cacciatori, di latitanti e droga. Cacciatori di sogni, da restituire. È la loro storia, questa. Di quegli uomini che dal 1991 hanno vestito la “divisa” dello Squadrone eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria. I baschi rossi, in mimetica, con in braccio fucili mitragliatori, cannocchiali Swarovski per osservare dalle rupi i vicoli di San Luca e Platì, lesti sulle vie del mare, invisibili tra i lecci. Corpi che si confondono tra il verde della montagna maestosa dell’Aspromonte, macchiata dall’odio e dalla violenza, a cui vogliono restituire dignità. Pronti ad appostamenti infiniti, a marce notturne nelle foreste, a lanci nel vuoto in una terra che appare lontana ai più. Ma è lì dietro l’angolo, in quelle strettoie impervie, sospesa tra cielo e mare. Angusta e maledetta a volte, generosa e maestosa altre. Maledetta da quella ’ndrangheta che l’ha usata e violentata, credendo che fosse possibile soggiogarla. Benedetta da quegli uomini divenuti eroi per liberarla da quell’incantesimo. Uomini in divisa, una divisa cucita sul cuore. Eroi d’una guerra che attendono di vincere. Che vincono, quando a bruciare è la marijuana che foraggia la criminalità. È negli occhi di Alessandro, che racconta. Brillano, davanti alle fiamme. Le telecamere riescono a fare parlare quegli occhi.

È questa la loro vita. Giorno dopo giorno. Da 27 anni in campo, a caccia di latitanti, nelle impervie montagne dell’Aspromonte. In 27 anni oltre 8mila arresti, 282 latitanti catturati, oltre 400 bunker scovati. La storia di una guerra, le storie di quegli uomini che ha preso vita nella serie, presentata ieri. A Vibo, dove ha sede la loro “casa”, all’interno del Gruppo operativo Calabria, presso l’aeroporto militare del capoluogo calabrese.

Una serie prodotta da Clipper Media, in collaborazione con Rai2 con il sostegno della preziosissima Calabria Film commission (che sta conoscendo una stagione di obiettivi raggiunti e scelte premiate davvero travolgente). Quattro episodi da 50 minuti, scritti e diretti da Claudio Camarca «per raccontare uno spaccato reale dello Squadrone» in grado «di superare l’immaginazione, ad alto tasso di azione e di suspence, in cui un manipolo di uomini coraggiosi rischia ogni giorno la vita per restituire la Calabria alla sua gente».

Un diario di “guerra”, un diario di vite, sentimenti, valori ed esperienze. Non finzione, ma pura realtà. Raccontata dai protagonisti. Mimetizzati nella natura, allenati a scalare zone impervie, ad ascoltare i rumori degli animali e i respiri soffocati della notte. Turni che diventano strisce di vita che, in quel percorso, trasformano uomini in eroi e fratelli. Volti rigati, sguardi di fiducia e speranza, emozioni che si sovrappongono. Gli incontri con la natura, con la gente, con la paura. Gli sguardi che diventano forza alla cattura di un latitante. È un lavoro fisico e mentale. Anima e corpo. C’è il sudore, c’è la pazienza. Un lavoro di sacrifici. Sacrificano la loro vita, le loro famiglie. Ma hanno scelto.

Cercano latitanti e piantagioni di canapa. È guerra alla ‘ndrangheta. Dai sequestri di persona, alla ricerca di quei bunker scavati sotto terra, dove loro arrivano. Con loro lo spettatore giunge alle pendici dell’Aspromonte, cammina nei cunicoli, vive la soddisfazione dei ritrovamenti dei latitanti, e poi via verso una nuova caccia, una nuova operazione contro quella ‘ndrangheta che viaggia tra i continenti. Storie del Sud che non si arrende, che nell’Arma ritrova il senso dell’essere. Dalla parte giusta. Con i Cacciatori. A caccia di giustizia, di libertà. E di un male da estirpare. Cacciatori di sogni, da restituire.

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