La polizia di Nottinghan ritiene di aver individuato le sei ragazze della gang accusata di aver aggredito a febbraio nella cittadina inglese la diciottenne italo-egiziana Mariam Moustafa, morta dopo tre settimane di agonia. Lo riporta il Guardian citando il sovrintendente capo Rob Griffin, che in una conferenza stampa ha peraltro confermato come allo stato gli investigatori britannici escludano il movente del razzismo, malgrado i sospetti della famiglia. "Sappiamo che un gruppo di sei ragazze è stato coinvolto nell'aggressione e crediamo di averle ora identificate tutte e sei", ha detto Griffin, aggiungendo che sono state registrate denunce di una potenziale matrice "d'odio etnico", ma che al momento "tutte le prove indicano non si sia trattato in alcun modo di un crimine d'odio". Il funzionario ha peraltro ammesso che le indagini proseguono su precedenti episodi di aggressione contro la ragazza e sua sorella, denunciati ad agosto: episodi per i quali finora non sono stati individuate persone sospette, né legami con quanto accaduto più di recente.
Come pista alternativa al 'crimine d'odio', cioè al possibile movente razzista o di pregiudizio religioso, nei giorni scorsi è emersa quella di un ipotetico 'scambio d'identità'. Ad avanzarla era stata in qualche modo la stessa sorella di Mariam, Malak, 16 anni, che la settimana scorsa ne aveva parlato in dichiarazioni raccolte dal Sun. Malak - a sua volta aggredita l'estate scorsa, con conseguente frattura di una gamba - aveva accennato al tabloid britannico al fatto che la sorella fosse stata presa di mira dalla gang poiché ritenuta autrice di messaggi ostili postati su Instagram contro il gruppo da un'utente nascosta dietro il nickname Black Rose. Nickname con il quale Mariam, il giorno dell'aggressione fatale, aveva cercato invano e disperatamente di spiegare di non aver in realtà nulla a che vedere.
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