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Frizzi attore e doppiatore nel ricordo dei colleghi

Frizzi attore e doppiatore nel ricordo dei colleghi

Volto tra i più amati della tv, Fabrizio Frizzi, già a poche ore dalla sua scomparsa, viene ricordato e definito nelle sue qualità specifiche come il conduttore amico, dallo sguardo limpido, mai sopra le righe, assolutamente signorile nell’atteggiamento e nelle parole. La sua densa carriera lo ha visto cimentarsi anche nel ruolo d’attore, ma il suo primo contatto con la recitazione è avvenuto nel doppiaggio, quando nel 1996 ha dato voce al cowboy giocattolo Woody in “Toy Story”, film d’animazione Disney-Pixar e primo capitolo di una serie cinematografica di grande successo. 

A dirigerlo in quell’occasione il doppiatore Carlo Valli, nel film voce di Rex. “Fu una vera scommessa – racconta la celebre voce di Robin Williams - perché Fabrizio non aveva mai fatto questo lavoro. Infatti arrivò in sala affidandosi completamente a me, e chiedendomi con schiettezza “dimmi cosa devo fare”. Ricordo che lo correggevo sugli accenti delle parole, ma sempre in modo scherzoso e sorridendo. Ogni volta che lo intervistavano sul film mi ringraziava e con umiltà dichiarava che la buona riuscita dell’edizione italiana era soprattutto merito mio. Gradualmente era diventato molto bravo come attore ed aveva recitato anche in teatro”.

Dal doppiaggio dei tre capitoli di quella saga cult era nato tra i due professionisti un forte legame di amicizia.”Era una persona rara da trovare – continua Valli - sempre allegro, simpatico e completamente disponibile. Quando non lavoravamo assieme ci sentivamo telefonicamente. Una volta venne pure a vedere un mio spettacolo. Per me la sua scomparsa è una vera tragedia”.

Del film Frizzi cantò anche il tema principale, “Un amico in me”, assieme a Riccardo Cocciante. Tre anni dopo, nel 1999, fu protagonista di “Non lasciamoci più”, fiction diretta da Vittorio Sindoni, regista di casa nostra, ove Frizzi interpretava Paolo Bonelli, avvocato matrimonialista che lavorava con l’affascinante investigatrice privata Laura Bini (Debora Caprioglio).”La nostra amicizia era nata da un’esperienza di lavoro con suo fratello Fabio – racconta Sindoni -  autore delle musiche per alcune comiche che la mia società stava doppiando. Lo conobbi quando presentava la trasmissione per ragazzi “Il barattolo”. Allora era fidanzato con Sabrina Capucci, figlia dell’attore Fabrizio, e la chiamava spesso nella mia casa di Capo d’Orlando, dove la ospitavo col padre.  Alla proposta di fare la serie per la Titanus, Goffredo Lombardo mi disse che la Rai voleva Fabrizio per il ruolo principale. In quell’occasione lo rividi dopo tanti anni ed era diventato un giovane adulto. Ci divertimmo molto a girare assieme “Non lasciamoci più”, ove il mio doppio ruolo di regista e attore mi consentiva di interpretare l’avvocato della controparte nei processi con un certo amichevole autoritarismo.

Sul set Fabrizio riusciva ad entrare in empatia con tutti gli attori con cui veniva a contatto. Ricordo le risate con lui e Angelo Infanti durante una scena in cui Angelo non riusciva a ricordare una battuta e si inceppava continuamente”.  Quella lavorazione cementificò ancora di più la loro amicizia, fatta anche di messaggi ironici in cui Sindoni lo chiamava bonariamente come il personaggio della fiction. Nel periodo della degenza in ospedale, il regista gli scrisse in un telegramma che l’Avvocato Bonelli aveva ancora altre cause su cui lavorare.  Sindoni lo ricorda come una delle migliori persone conosciute nella sua carriera, fedele a se stesso umanamente e professionalmente, come accade di rado nell’ambiente dello spettacolo. I due amici erano soliti passare le domeniche assieme e il presentatore era spesso suo ospite a Capo d’Orlando, dove amava rilassarsi e immergersi nelle nostre acque.

Il regista ci svela a proposito un divertente aneddoto:“A fine anni Novanta Frizzi doveva accompagnare un'amica a Scilla, ed io lo seguii a Messina per raggiungere la Calabria e poi tornare assieme a Capo d’Orlando. Il comandante del traghetto era tanto eccitato all’idea di avere a bordo un ospite del suo calibro che gli fece guidare la nave. Già allora, grazie all’elettronica, non era difficile farlo. Ogni tanto Fabrizio scherzava su questo episodio e diceva: 'Un mestiere ce l’ho: posso guidare il traghetto da Messina a Villa San Giovanni'”. 

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