Una riflessione sulla vita e sui sogni, sulla terra di origine e la carriera, sulla famiglia e le scelte. Nessun sottofondo musicale, ma nell’aria un profumo di Zagara. La Sicilia, tra barocco e limoneti, fa da sfondo ad una storia intima e personale che in realtà rappresenta una vicenda comune, di tanti giovani che lasciano la propria casa in cerca di un’opportunità, incapaci però di tagliare quel cordone ombelicale con la terra d’origine.
Si intitola “Zagara e Cemento” il cortometraggio presentato in anteprima nazionale al teatro “Tina Di Lorenzo” a Noto. Tratto da un racconto del giornalista siracusano Aldo Mantineo, caposervizio della redazione di Reggio Calabria della Gazzetta del Sud, sul quale l’attore siracusano Francesco Di Lorenzo, che ne è anche il protagonista, ha costruito una sceneggiatura incisiva affidata alla regia di Paolo Ghezzi.
In tredici minuti Di Lorenzo dà corpo a una storia di ricordi, un confronto tra padre e figlio, tra muretti a secco e moderni palazzi. «Troppo spesso i sogni di un uomo, sono il limite tra ciò che vorrebbe fare e ciò che sarebbe giusto fare. Francesco, il protagonista del corto, è chiamato ad una scelta: il suo sogno professionale, ricco di lauti guadagni o il cuore, gli affetti più intimi che riguardano i ricordi, la famiglia, la propria origine» spiega Di Lorenzo.
Nel cast Rosario D’Angelo, volto anche della serie tv Gomorra, che interpreta il padre; Angela Nobile, madre di Francesco; Simone Di Lorenzo, nel ruolo di Francesco da giovane; e Flavio Miceli, 7 anni, che interpreta Francesco da piccolo; Maurizio Battista, il cameriere. Le musiche originali sono di Alessandro Faro; direttore della fotografia è Giuseppe Migliara.
«Il racconto di Aldo Mantineo mi è piaciuto sin da subito: leggendolo ho immediatamente pensato ad una storia per immagini. È una fotografia di noi meridionali che quando ci allontaniamo dalla terra d’origine, anche dopo 40 anni, riscopriamo un richiamo della terra natia. Amiamo la nostra terra – ha detto Di Lorenzo – e abbiamo difficoltà a starne lontani. Abbiamo partecipato al bando del Nuovo Imaie ed ottenuto il finanziamento. Ho lavorato con Aldo alla sceneggiatura, riscrivendo alcune piccole parti. Sono un manager di successo che ha scelto un’altra strada rispetto al padre e al nonno che aveva fondato l’impresa agricola. Tornato in Sicilia vengo assalito da emozioni e ricordi. Scoprirò che le radici sono forti e profonde e gli affetti familiari non sono secondari al guadagno».
Il corto sarà presentato anche al Festival di Roma e si punta anche alla sezione corti a Venezia.
«Questa è una terra che troppo spesso vede fare, specie ai giovani, un biglietto di sola andata – ha evidenziato Aldo Mantineo – Ma il cordone ombelicale è così solido che difficilmente lo si recide completamente: questa è una terra che con i suoi colori, i suoi profumi, riesce a lasciarti senza fiato e a farti tornare sui tuoi passi davanti a scelte dettate solo da una fredda razionalità». Mantineo ha voluto mettere in evidenza un passaggio del corto dedicato “a quel conflitto generazionale padri-figli che si stempera col passare degli anni e nel quale la Terra di appartenenza gioca un ruolo tutt’altro che marginale”.
Il sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, ha sottolineato come si sia riusciti a confezionare un lavoro che colpisce ed emoziona; mentre il presidente del Consorzio del limone di Siracusa Igp, Michele Lonzi, ha sottolineato che dalla visione scaturisce quel profondo legame che c’e tra territorio e suoi prodotti di eccellenza.
Il corto, prodotto dall'associazione culturale “Materiali vari”, finanziato dal Nuovo Imaie, l'Istituto mutualistico per la tutela degli artisti interpreti ed esecutori che opera nel campo dell'interpretazione artistica, e sostenuto dal Consorzio del Limone di Siracusa Igp, è stato girato in gran parte a Noto, grazie alla collaborazione con la Film Commission del Comune, ed all’interno dell’azienda siracusana Campisi.
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