Ci rivolgiamo a Beppe Grillo. Al comico, al giullare, che più del re ha consapevolezza non solo degli intrighi di corte ma anche, spesso, dell’umana giustizia, di ciò che è giusto e va difeso, di ciò che è ingiusto e va smascherato e contrastato. Ci rivolgiamo ai suoi dubbi, alla dannazione dell’inquietudine, memori però delle sue bracciate quando attraversò a nuoto lo Stretto di Messina: ci vuole una totale dimenticanza di sé per abbandonarsi al ritmo, ripeti e ripeti le stesse bracciate in un’apnea che è il paradigma del meglio della volontà. Stoicismo, il vuoto che t’assedia cui si resiste con forza e insieme inerzia. Non ci importa, in queste ore, dei governi Renzi e Gentiloni; ci importa però dei cicli e ricicli, dell’eterno ritorno dell’uguale, della storia – minuscola – che riprende, in questo e in quel futuro, forme scellerate già conosciute, con cui ha avuto, in passati non tanto remoti, distruttiva confidenza. È piaciuta a Grillo, piace alla comunità Cinque Stelle l’offensiva di Matteo Salvini contro il sindaco di Riace? «Sei lo zero», ha detto il capopopolo padano – sì, irredimibilmente padano – a proposito di Mimmo Lucano, colpevole d’aver messo in piedi un efficace modello d’accoglienza per migranti e rifugiati. Il sindaco, persona per taluni controversa ma inserita dalla rivista “Fortune”, nel 2016, tra le cinquanta più “influenti” del mondo, ha commentato: «Sì, zero. Orgoglioso di aiutare gli ultimi». Gli ultimi, i diseredati dell’universo, i mortificati dalla storia – minuscola –, che s’avvoltolano, ogni giorno e comunque, tra difficoltà enormi. E, troppi, nel dolore. Certo che c’è un problema serio. Certo che vanno regolati i flussi migratori. Certo che neppure a noi vanno giù le furbate immorali di opachi personaggi di alcune Ong. Certo. Così come è vero che il precedente ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha impresso una svolta, una stretta significativa rispetto all’era colabrodo, quella di Alfano. In realtà – sai, Salvini, anche noi sappiamo discriminare – stanno emergendo parecchi problemucci: per esempio, al tuo ministro Fontana non piacciono i gay; per esempio, al tuo ministro Centinaio non piacciono i terroni (il vecchio indirizzo email parla da solo: terronsgohome@yahoo.it). Ma torniamo a Grillo e agli elettori Cinque Stelle. Del singolare “contorno” aziendale (Casaleggio jr), dell’anima candida Di Maio e della famiglia Di Battista – ci scuseranno – soprattutto in questo frangente non ci importa granché (d’altra parte, e va bene così, a loro di noi non importa nulla). A Grillo ci rivolgiamo: come conciliare – non in un’astrazione come il grottesco contratto gialloverde, ma giorno dopo giorno – i toni di Salvini con il pugno chiuso comunista di Roberto Fico? Come mettersi d’accordo sui migranti, sulla Tav? O su Putin, cui apertamente strizza l’occhio Salvini? Sì, Putin, che in Russia cambia e ricambia la Costituzione e ha cancellato le libertà fondamentali. Chiedete a Alexei Navalny, il blogger che s’oppone allo “zar” e viene continuamente pestato e arrestato dalla polizia di regime – non “fatto desistere” in altro modo per serbare un’apparenza che resti commestibile per l’ipocrisia occidentale –. Temi cruciali, ognuno dei quali contiene valori che non sono trattabili. Il populismo – a voler banalizzare – è “genericità”, il razzismo e i fascismi, quando si rianimano, sono tutt’altro che “generici”. E in ultimo, per conoscenza: l’America, la Russia e i loro giochini anti-Ue ci allarmano più della Germania.