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"Porti chiusi alle ong, anche per rifornimenti"

"Porti chiusi alle ong, anche per rifornimenti"

"Non vedranno più l'Italia se non in cartolina". Matteo Salvini continua la crociata contro le Ong nel Mediterraneo annunciando che le navi umanitarie non solo non potranno utilizzare i porti italiani per sbarcare i migranti salvati al largo della Libia ma l'ingresso sarà loro vietato anche solo per i rifornimenti. Dunque niente più approdo a Catania, Augusta o Pozzallo per caricare cibo, acqua e gasolio.

Una mossa che allinea l'Italia a Malta e che, di fatto, sbarra alle navi umanitarie ogni accesso nei paesi di 'primo approdo': nel Mediterraneo occidentale resta solo la Spagna dove però proprio la stretta imposta da Roma e La Valletta già nei giorni scorsi ha prodotto un'impennata degli arrivi dall'Africa, con i Centri d'accoglienza dell'Andalusia al collasso. Al di là degli annunci, come l'Italia attuerà in concreto la chiusura dei porti e per quanto tempo, non è chiaro e si vedrà di volta in volta.

Salvini ha detto che gli scali resteranno chiusi anche oltre l'estate e di averne già discusso con Danilo Toninelli: "emaneremo una circolare che chiude i porti". Ma al momento il ministro delle Infrastrutture è molto più cauto e l'unico provvedimento ufficiale adottato è il divieto di attracco per la Open Arms, la nave della Ong catalana Proactiva Open Arms attualmente davanti alla Libia. Un divieto disposto, sottolinea il ministro delle Infrastrutture, "in ragione della nota formale che mi arriva dal ministero dell'Interno e che adduce motivi di ordine pubblico". Toninelli cita l'articolo 83 del Codice della navigazione, che gli consente di "limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il Ministro dell'ambiente, per motivi di protezione dell'ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende". Non c'è dunque al momento alcuna circolare e ogni caso verrà valutato singolarmente.

La questione sollevata dal ministro dell'Interno è sempre la stessa: secondo lui, le Ong sono "complici" dei trafficanti, non è chiaro chi le finanzi e la loro presenza davanti alla Libia spinge in mare decine di barconi ed ostacola il lavoro della Guardia Costiera libica, che anche oggi ha condotto tre operazioni di soccorso. Ma su quest'ultimo punto anche le conclusioni del vertice Ue ribadiscono la necessità di non interferire con il lavoro delle autorità libiche. "Abbiamo inviato un messaggio a tutti, anche alle Ong - conferma il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk - devono rispettare la legge e non devono ostacolare il lavoro della Guardia Costiera libica". Parole alle quali le Ong si ribellano. "Distruggere il lavoro delle organizzazioni e la capacità di salvataggio nel Mediterraneo - twitta Msf - porterà solo a più morti inutili in mare. Un costo umano orrendo". "Non è una buona notizia" aggiunge Sos Mediterranee che però conferma l'impegno: "fino a quando degli esseri umani rischieranno la loro vita in mare, noi proseguiremo la nostra missione per cercare, soccorrere, proteggere e testimoniare".

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