Lunedì 25 Novembre 2024

La strategia europea si chiama scaricabarile

La strategia europea si chiama scaricabarile

Una volta si diceva «fatta la legge, trovato l’inganno». Oggi, invece, visto l’accordo (si fa per dire) raggiunto a Bruxelles sul problema dei migranti, potremmo tranquillamente capovolgere questo assunto: «Fatto l’inganno, trovata la legge».

Quel furbacchione di Macron, quella ipocrita della Merkel e i Paesi “duri e puri” del blocco di Visegrad sono riusciti a far ingoiare all’Italia un documento che vale carta straccia. Una congerie di promesse formali senza basi sostanziali, che assomiglia tanto a una letterina indirizzata a Babbo Natale.

La verità è che i disperati che scappano dall’Africa e dal Medio Oriente non li vuole nessuno. Come si chiama questa strategia tanto europea? Semplice: scaricabarile. Porre la questione sul piano del “volontariato” dei singoli Stati e su quello, subdolo, delle responsabilità accollate al «Paese di prima accoglienza» è peggio che un errore.

È un atto di cinismo, di arroganza e di strabismo senza scrupoli. Destinato a eludere un problema che oggi parte da Capo Passero, ma che domani arriverà in Lapponia. È ciò che hanno capito in pochi, perché nessuno perde tempo a leggere carte, previsioni statistiche (più o meno fatte sparire dalla circolazione) e i tanto vituperati “algoritmi”.

I numeri sono sassate. E chi si gira dall’altro lato, facendo finta di niente, si ritroverà prestissimo a fare i conti con un esodo biblico. Anzi, con uno tsunami senza appello. Noi facciamo i radiologi, non i chirurghi: mostriamo il fenomeno nelle sue reali dimensioni, senza nascondere il sole con la rete. Sono i politicanti del Vecchio Continente a dover trovare una soluzione. L’emergenza migranti, visti i flussi attuali, oggi non c’è. Punto.

Una provocazione? No, è la sacrosanta verità. Il vero algoritmo dell’Apocalisse rispecchia quello che potrebbe succedere invece fra qualche anno. I migranti “potenziali” da Africa e Medio Oriente, calcolando gli “internally displaced”, cioè coloro che non hanno più una casa, nel 2017 erano circa 13 milioni. Generati solo da guerre e disastri naturali. Poi bisogna aggiungere quelli “economici”, la vera bomba a orologeria.

Se si fa una semplice equazione, incrociando tasso di natalità, reddito pro-capite e disponibilità di risorse primarie (pane, acqua, una soglia minima individuale di zuccheri, proteine e grassi), coloro che potrebbero scappare dal Continente Nero sono centinaia di milioni. Per non crepare letteralmente di fame e di sete. Noi faremmo lo stesso. E allora, o sepolcri imbiancati, di che cosa stiamo parlando? Della punta dell’iceberg, è ovvio.

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