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Franco Di Mare e la magia dell'onestà

Franco Di Mare e la magia dell'onestà

“Bentornati a Bauci” si legge sulla fascia di copertina che avvolge il volume “Barnaba il mago” (Rizzoli, pp.334, euro 19,00), ultima pubblicazione di Franco di Mare, uno dei volti più familiari e amati della tv, che da anni dà il buongiorno agli italiani con “Unomattina”, il contenitore di attualità di Rai1. Numerose le sue pubblicazioni degli ultimi dieci anni, confermando il valore di una scrittura, come “luogo dell’anima”, che il nostro autore individua in Bauci, paesino immaginario situato sui monti che si affacciano sulla costiera amalfitana, divenuto simbolo della provincia campana, e narrato in quei tratti tipici che solo un forte sentimento di appartenenza può ispirare. Bauci torna così a fare da sfondo alle vicende dei suoi abitanti: gente semplice, non immune dall’assaporare le ventate di novità che possono venire da lontano, al patto però che non vengano sconvolti gli interni equilibri che regolano la quotidiana convivenza.

I ruoli istituzionali, a Bauci come in ogni terra di provincia, hanno una loro particolare fisionomia. Come in una divertente parata, l’autore presenta i suoi abitanti uno alla volta, descrivendoli nei tratti tipici, e mettendo subito chi legge a contatto con quegli specifici tratti di “meridionalità” che solo chi vive o ha vissuto al Sud può pienamente interpretare anche nei pensieri che li sottendono. Abbiamo raggiunto Franco Di Mare, napoletano d’origine ed innamorato della sua città, per scavare più a fondo nell’anima della storia che attraverso le vicende del protagonista, il mago Barnaba, giunto al Sud dal Nord Italia, fa sorridere ma anche riflettere, lasciando talvolta persino una nota di amarezza.

Questo romanzo aggiunge nuovi tasselli al puzzle dei precedenti lavori. Ma i suoi significati sembrano più universalizzabili, oltre la provincia...

“E’ così. Infatti Barnaba è di Bergamo e questo nazionalizza la questione e ribalta il luogo comune che la magia sia solo meridionale. Napoli è una città esoterica, ma è altrettanto vero che la città col maggior numero di maghi in Italia, in relazione al numero di abitanti, è Torino, che fa parte del cosiddetto “triangolo magico” con Praga e Vienna. Bauci in realtà è un microcosmo che rinvia a tutte le realtà di paese che sono universali, come la Bellano di Andrea Vitali o la Vigata di Camilleri, che è un pezzo di Sicilia. Escludendo le 20 grandi città, il resto è provincia. Per cui la mia ambizione è far sì che Bauci sia un luogo universale ”.

La paura del diverso, in questo caso il mago Barnaba, viene resa soprattutto attraverso lo stereotipo che la sostiene, ossia il pregiudizio che fa di uno sconosciuto una persona necessariamente cattiva o corrotta…

“Proprio così. Barnaba è colui che arriva dal pianeta dell’ignoto ed è lo straniero. In questo caso c’è da un lato il meccanismo di fascinazione dell’esotico e dall’altro la paura del nuovo, che riguarda tutti, soprattutto chi ha interesse a mantenere status e potere personale. E’ quindi divertente investigare in che direzione vanno i diversi personaggi di Bauci nel confronto con questa persona che li affascina, perché indaga nei meandri del futuro attraverso i dialoghi che ha con loro, ma allo stesso tempo li spaventa, e si chiedono chi sia e cosa voglia quest’uomo, quali siano le sue finalità”.

Ogni tuo romanzo narra personaggi “sui generis”: il cuoco, il mago, facendone un ritratto che li rende immediatamente familiari. Barnaba viene descritto come uomo onesto, che non si fa pagare per le sue profezie; ma paradossalmente questo aumenta la diffidenza nei suoi confronti…

“Barnaba crea diffidenza perché non si capisce cosa voglia, perché sarebbe facile immaginare che sia un lestofante o un truffatore, come è nella maggior parte nei casi. Cosa vuoi che sia la magia se non la chiave per cercare di estorcere denaro alla gente? Io non credo nella magia, ma nel fatto che molte di queste persone facciano della “psicologia domestica”. In realtà ci si rivolge ai maghi per avere consolazione, risposte a domande che resterebbero altrimenti inevase. Noi ci rivolgiamo alla magia perché temiamo le incognite che la vita manifesta a ogni nostro passo ed abbiamo quindi un po’ paura. Anche chi non crede finisce per leggere l’oroscopo, vedere cosa propone il proprio segno zodiacale. In realtà noi dal mago andiamo con diffidenza e speranza; per questo un mago onesto disorienta”.

Il mago nonostante abbia aiutato i molti che si sono rivolti a lui, anche i notabili, deve ugualmente a lasciare il paesino. E’ quindi vero, come scrivi nel libro, che la verità fa più male della mistificazione?

“In realtà non si sa se il mago sia un truffatore. Il punto è se Barnaba ci è o ci fa. Esiste la magia o no? Noi siamo un popolo che pensiamo “non si sa mai”. Come diceva Benedetto Croce “ credere alla superstizione è da ignoranti, però non crederci porta una sfortuna terribile”. La sua parabola in paese non è così negativa, perché un po’ viene cacciato ma un po’ se ne va via, perché ha chiuso il suo mandato e va verso altri progetti. Il paese si ricompone, come è giusto che sia dopo questa tempesta che ha sconvolto tutto, alla fine della quale nulla è più come prima ma tutto si mantiene uguale, come accade nella vita delle persone dopo una separazione, una nascita, un lutto: tutto sembra come prima, ma in realtà è tutto un po’ cambiato”.

Sei all’opera su un altro romanzo? Qualche anticipazione?

“Sto cominciando a gettare le fondamenta narrative di una storia che riguarderà la Napoli degli anni Cinquanta, quella della bellezza, dell’ingenuità, della voglia di crescere dopo la guerra. Una Napoli più povera ma forse più felice, come la nazione di cui è specchio, che ora ha più di prima ma è molto meno felice”.

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