Mia madre, nei suoi ultimi mesi, quando non camminava più e soffriva molto, pretendeva che le laccassimo le unghie e la pettinassimo a puntino. Non voleva perdere memoria – diceva – «delle cose normali». E sapevamo tutti che era una forma di resistenza e di lotta, d’opposizione caparbia al disfacimento e alla disperazione. Nessuno si sarebbe sognato di dirle che no, con quelle unghie d’un rosso squillante la sua sofferenza non era credibile, né vera. Perché fa parte del bagaglio minimo di sensibilità umana comprendere il valore di piccoli gesti, di microdettagli che a volte portano un barlume di luce nel buio più fitto.
M’ha rammentato questa storia (ma son certa che storie così esistano in tante famiglie) il rosso delle unghie di Josefa, la profuga protagonista di una vicenda allucinante, anzi due: un naufragio lunghissimo (sola su un gommone sgonfio, con due corpi senza vita accanto e il mare vuoto e affamato attorno) e poi, dopo il salvataggio miracoloso da parte della Ong “Open Arms”, un lunghissimo dileggio sul web, a opera degli odiatori di professione (una delle specializzazioni dei nostri tempi: pensate che tristezza, e che spreco dello strumento più straordinario di conoscenza, accessibile a tutto il pianeta, mai inventato...).
Perché qualcuno ha diffuso una foto scattata alcuni giorni dopo il salvataggio, in cui Josefa mostra le unghie laccate di rosso. «Ahah! Ecco la prova!» hanno esclamato all’unisono i complottisti riuniti, i sostenitori della Terra piatta che cercano di trovare l’inganno in ogni salvataggio, il lato cinico in ogni gesto d’umanità: quelli per cui i bambini morti sono “bambolotti” e la sofferenza una fiction messa in scena dalle Ong e avallata dai “buonisti” (ovvero chiunque sia in grado di provare pietà).
La verità – testimoniata dai giornalisti a bordo della nave – è molto banale: nei giorni in cui gli operatori hanno dovuto affrontare il terrore di Josefa, il suo restare chiusa nell’incubo, tra le altre cose le hanno laccato le unghie. Come gesto di “normalità” (proprio quella di cui diceva mia madre). E quale gesto – adesso – restituirà normalità ai “bambolottisti” con la schiuma alla bocca? Poveretti, che naufragio senza fine, il loro.
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