Sangue sul voto in Pakistan e oltre 150 morti in attentati simultanei nel sud della Siria, con la firma di morte dell'Isis. A Quetta, capoluogo del Beluchistan, i jihadisti hanno fatto breccia nel colossale dispositivo di sicurezza: 370.000 fra agenti e militari che garantivano lo svolgimento del voto nelle elezioni più travagliate della recente storia del Pakistan.
Un kamikaze a cavallo di una motocicletta ha cercato invano di entrare in un seggio elettorale e ha quindi deciso di immolarsi contro un convoglio delle forze di sicurezza di passaggio facendo esplodere il suo corpetto, che ha lasciato illeso il comandante locale della polizia ma ha ucciso 31 persone, 3 agenti e 28 civili in fila per votare, e ferito almeno altre 70.
Stamani nel sud della Siria, nella cittadina di Sweida e in villaggi nei suoi dintorni, diversi kamikaze si sono fatti esplodere in modo coordinato nella folla radunata nei mercati.
Il loro numero è ancora incerto ma i terroristi hanno dovuto affrontare le forze di sicurezza governative e di autodifesa siriane, ingaggiando sparatorie in mezzo alla folla. Il bilancio, ancora provvisorio, è catastrofico: almeno 156 morti, fra i quali ci sono anche diversi terroristi, ma anche almeno 60-70 civili e varie decine di uomini della sicurezza, secondo la ben informata ong d'opposizione basata a Londra Osservatorio siriano per i Diritti umani (Ondus).
Nei suoi attacchi ai villaggi della provincia di Sweida, l'Ondus dice che i terroristi dell'Isis hanno preso ostaggi fra i civili, dei quali non si conosce la sorte. Anche se il bilancio è ancora confuso, si tratta di uno dei più sanguinosi attentati mai compiuti dell'Isis in Siria, Paese nel quale la creazione del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi è nata da una costola ribelle di Al Qaida oltre quattro anni fa.
I soldati dell'ex Stato islamico hanno anche messo il loro sigillo di sangue sul voto in Pakistan, seppure contro un seggio periferico, non rinunciando a far sentire la loro presenza sulle elezioni politiche più contrastate e violente da anni. Dove 106 milioni di elettori sono stati chiamati alle urne in una sfida fra 30 partiti e oltre 12.000 candidati, ma dove a contendersi l'incerta vittoria sono la Lega musulmana dell'ex premier (in carcere per corruzione) Nawaz Sharif (Pml-N), il partito guidato dall'ex campione di cricket Imram Khan (Pti) e il Partito popolare pachistano (Ppp).
Sono ben 203 le persone uccise durante la campagna elettorale, con il picco del 13 luglio, quando dei kamikaze hanno fatto 154 morti fra la folla di un comizio elettorale a Mastung, in quello che viene rappresentato come il secondo più grave attentato subito dal Pakistan in oltre 70 anni di storia.
L'Isis ha infine cercato di rivendicare, attraverso la sua agenzia di propaganda Amaq, anche l'attacco di domenica sera a Toronto, in Canada, dove un uomo sparando in strada ha ucciso una bambina e una 18enne prima di essere abbattuto dalla polizia. Una rivendicazione, ha precisato però la polizia canadese, che non è sostenuta da alcuna prova.