Venerdì 22 Novembre 2024

La corsa dei due alleati all’annuncio più roboante

La corsa dei due alleati all’annuncio più roboante

Lo schema è ormai collaudato. Ogni giorno un annuncio sopra le righe, poco rispettoso della grammatica istituzionale che pure si impone a chi occupa un posto di rilievo nel governo. L’ultima sortita, in ordine di tempo, è quella del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. «Aboliamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano», ha spiegato l’esponente leghista cattolico-ultrà, già noto per le posizioni poco inclini a riconoscere diritti.

In altri tempi, tali parole, mutuate dalla retorica dell’estrema destra, avrebbero potuto accendere un’aspra polemica politica e dividere le forze in campo sull’opportunità di cancellare una legge scritta nel 1993 a garanzia di diritti fondamentali e contro ogni forma di discriminazione. Stavolta, invece, la fuga in avanti di Fontana merita una riflessione più approfondita. Già, perché al di là dei proclami a cadenza quotidiana, frutto di una strategia mediatica mirata a nascondere il poco prodotto finora dal “governo del cambiamento”, ci sono ragioni concrete per ritenere che la presa di posizione del ministro sia stata concertata con i vertici della Lega. D’altronde l’abrogazione della norma che vieta l’apologia del fascismo è un “chiodo fisso” di Matteo Salvini: nel 2014 il partito di via Bellerio raccolse le firme per la sua cancellazione. A settembre 2017, durante il raduno di Pontida, il leader del Carroccio rilanciò il progetto con l’obiettivo di catturare consensi nel variegato mondo della destra radicale. Appaiono poco convincenti, dunque, le rassicurazioni arrivate dal titolare del Viminale, dal premier Giuseppe Conte e dal capo politico del M5S Luigi Di Maio (con gli ultimi due nuovamente costretti a correggere una rotta eccessivamente destrorsa) sul fatto che tutto questo «non rappresenti una priorità» per l’esecutivo.

Sarebbe più razionale, insomma, se i vertici del governo dedicassero più tempo a mettere a punto una manovra finanziaria capace di dare risposta a un Paese economicamente in affanno, invece che perdersi nel labirinto di idee più o meno bislacche. A proposito, Lega e M5S riusciranno a inserire nella legge di Bilancio i due cavalli di battaglia - flax tax e reddito di cittadinanza – che hanno consentito loro di prevalere alle ultime elezioni o dovranno ammettere che quanto annunciato potrebbe infrangersi sul muro della realtà? Ancora poche settimane e scopriremo se il governo gialloverde (pardon, giallonero) gioca a fare sul serio.

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