Due arresti e sequestro di beni per 2,5 milioni nel mandamento mafioso di Pagliarelli. Su delega dalla procura di Palermo, i carabinieri del Comando provinciale hanno eseguito l’ordinanza del gip che dispone l’arresto nei confronti di due indagati, nonchè il sequestro di attività commerciali, beni e conti correnti al reggente del mandamento di mafia, Giuseppe Calvaruso, già arrestato nel giorno di Pasqua, e di altri indagati, accusati di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo e dalle modalità mafiose. Calvaruso, secondo gli inquirenti, intendeva mettere in piedi un «impero commerciale». E uno degli snodi era il ristorante sequestrato, «Il Carlo V», nel cuore del capoluogo, in piazza Bologni, insieme a una impresa edile pronta a mettere le mani (e le ruspe) su importanti commesse.
Il nuovo blitz è il seguito dell’operazione «Brevis», eseguita il 4 aprile, coordinata da un gruppo di sostituti diretti dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, durante la quale era stato arrestato proprio Calvaruso, di ritorno provvisoriamente dal Brasile e ritenuto l’erede dell’ex padrino Settimo Mineo che era stato messo a capo della nuova Cupola.
In particolare, gli imprenditori tratti in arresto, due fratelli, Giuseppe e Benedetto Amato (uno dei due rientrato la sera del 12 dalla Spagna dove, a Lanzarote - nelle isole Canarie - voleva aprire una attività commerciale per la somministrazione di cibi e bevande), cui è riconducibile il noto ristorante del centro storico, sono accusati di avere svolto le funzioni di prestanome di Giuseppe Calvaruso, socio occulto della rinomata attività commerciale, intestando fittiziamente a sè e ad altri parenti beni di lusso (tra cui una Porsche Cayenne).
Giuseppe Calvaruso, inoltre, mostrando ancora una volta le sue abilità imprenditoriali, progettava insieme ai due arrestati di costruire un «impero commerciale» che potesse garantire, nel futuro, ingenti entrate formalmente lecite. Nel corso dell’operazione è stata sequestrata anche l’impresa edile Edil Professional, fittiziamente intestata a due indagati, fra cui Giovanni Caruso, braccio destro di Calvaruso e arrestato nella precedente operazione, verso cui il boss aveva fatto convergere numerose commesse per la ristrutturazione di appartamenti e palazzi del capoluogo siciliano. Sequestrati, infine, conti correnti riconducibili ai due imprenditori raggiunti dalla misura, attraverso i quali, in più occasioni, Calvaruso era riuscito a ricevere somme di denaro per fare fronte alle spese legate alla prenotazione di viaggi, alberghi e cene.
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