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Corigliano: imprenditore ucciso dai clan. Dopo vent’anni torna il mistero

In Corte d’assise d’appello cancellata la condanna a 30 anni di Vincenzo Guidi

tribunale giustizia

Non è stato Vincenzo Guidi ad uccidere l’imprenditore Tonino Russo, “sparito” nel 1992 e il cui corpo non è mai stato ritrovato. I giudici della Corte d’Assise di appello di Catanzaro hanno infatti assolto il boss coriglianese, ribaltando la sentenza di primo grado che aveva inflitto all’imputato una pena di 30 anni.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni, ma l’esito dell’appello è stato accolto con soddisfazione dai difensori dell’uomo, gli avvocati Franco Paolo Oranges del foro di Castrovillari e Giuseppe Bruno del foro di Paola.
Tonino Russo, di Cosenza, era un imprenditore di 36 anni che svolgeva la sua attività nel campo dell’edilizia tra il capoluogo bruzio e l’hinterland della Sibaritide, con base a Corigliano. La sua morte è avvenuto nel contesto storico della guerra di ’ndrangheta che ha insanguinato la Sibaritide tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, in cui si sono succeduti una serie di agguati mortali per il predominio del territorio a cui puntava la locale di Corigliano tentando di mettere in un angolo il clan Cirillo di Sibari.

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