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«Non si può scrivere di sé stessi». Loredana Lipperini a Taobuk con «Il senza coda»

La scrittrice e conduttrice radiofonica presenta oggi la sua ultima opera e spiega: è un libro con tante storie dentro, il titolo si ispira al mio gatto

Dopo «Pupa», scritto quasi dieci anni fa, Loredana Lipperini, conduttrice radiofonica di Fahrenheit su Radio 3 (la sua voce e il suo stile sono inconfondibili), scrittrice, autrice di testi teatrali e saggistici (tiene, inoltre, dal 2004 il suo blog Lipperatura), torna alla letteratura «per ragazzi», definizione forse usata convenzionalmente più per dare un ordine negli scaffali dei librai e delle biblioteche. Ma una scrittura certamente diversa, perché non è solo per i ragazzi, ma i ragazzi, i bambini, ci sono dentro.

Come nella storia «Il senza coda» (Salani), che la Lipperini in conversazione con Gabriella Zammataro, presenterà oggi alle 16 presso l’Archivio storico. Un libro che anche nella sua «fisicità», con le belle e colorate illustrazioni di Stefano Tambellini, appare come un tesoro da scoprire a poco a poco, parola dopo parola, immagine dopo immagine.

In realtà, nei libri per bambini o per ragazzi devono esserci contenuti alti e impegnativi, da semplificare sì, con l’aiuto della fantasia e delle illustrazioni ma non certo da banalizzare. Senza dimenticare magari qualche effetto sorpresa e la figura guida del protagonista che qui è un gatto senza coda, divenuto amico della piccola Ari che ha paura di tutto, del buio, dei fantasmi, degli strani mostri che popolano i suoi sogni, di notte: un ragno rosa con la pipa, un serpente con in testa un barattolo. Ma Ari ogni mattina solleva impaurita la testa dal cuscino. Però anche i mostri, poverini, hanno bisogno di riposare un po’. Dunque, ci vuole qualcuno di speciale per attraversare le terre dei sogni e scoprire nuovi mondi e nuovi amici e amiche.

Loredana, cosa è questo libro e come è nato?
«È in realtà un libro con tante storie dentro, sulle paure dei bambini, sull’amicizia, anche su una mezza amica che è un fantasma. È un libro sui mostri che non vorrebbero fare i mostri, ed è un libro sui gatti, da me molto amati, a cavallo tra il mondo dei sogni e il mondo reale».

Perché «senza coda»?
«Questa è la parte reale della storia. Un mio gatto, Lagna, nel 2020, è stato investito, fortunatamente salvato da due straordinari ragazzi, ma purtroppo hanno dovuto tagliargli la coda. La storia dunque è nata per consolazione, per sanare la ferita che si riverbera su tutta la famiglia, perché il gatto vive in casa e dunque tutta la famiglia ne è toccata».

Il tema di questa edizione di Taobuk è la verità e la finzione, la finzione della letteratura che rivela verità. È così?
«Un libro deve essere pura finzione. Certamente prende spunto dalla realtà, ma poi deve prendere altre strade, deve diventare storie, mondo, un mondo-libro. Non si può scrivere di sé stessi».

Scrivere per ragazzi è più «facile» o più difficile?
«È diverso. Da una parte è liberatorio, viene fuori il lato surreale, comico, buffo di me, dall’altra è impegnativo perché bisogna stare molto attenti alla lingua, alla storia, si ha bisogno di altre parole».

Con il tuo lavoro vivi situazioni diverse. Come si concilia la Lipperini conduttrice con la Lipperini scrittrice?
«Non sono in contraddizione, le due parti non vanno mai in conflitto, ma è chiaro che non si vive di sola scrittura, perché in Italia si legge poco. Sono modi e mondi diversi, anche se ruotano attorno ai libri. Certa è una cosa, non si può scrivere senza leggere. Si legge, si scruta, si guarda, si riceve. Senza lettura non scrivi, anche se conosco scrittori che dicono di non leggere letteratura contemporanea, attuale. A me, invece, piace leggerla, mi incuriosisce, mi scruta, appunto, e la scruto. E ricevo».

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