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"Nudi per la vita", un miracolo di delicatezza e intelligenza

Lo scopo dichiarato era sensibilizzare i telespettatori alla prevenzione, in particolare nelle puntate viste, del cancro alla prostata per gli uomini, e del cancro al seno per le donne

E’ praticamente un miracolo che la Rai sia riuscita a coniugare l’argomento serissimo e importante della prevenzione, con una trasmissione leggera e a tratti anche divertente come «Nudi per la vita», su Raidue in prima serata. Lo scopo dichiarato era sensibilizzare i telespettatori alla prevenzione, in particolare nelle puntate viste, del cancro alla prostata per gli uomini, e del cancro al seno per le donne, alle quali sarà dedicato il successivo speciale, ma l’idea, attraverso la quale il messaggio è stato veicolato, non solo era originale nella sua essenza, ma soprattutto nel suo svolgimento.

Trovare il coraggio e la volontà di spogliarsi in teatro di fronte al pubblico era paragonabile, infatti, al coraggio e alla voglia di affrontare una visita di controllo, ma «Nudi per la vita» nel suo meta-significato, grazie ad una scrittura brillante, ha portato altre considerazioni come il sapersi accettare al di là del fisico, dell’età e della ritrosia. Il programma-progresso, nel quale la presenza di Mara Maionchi rappresentava una garanzia di riuscita, è stato concepito quasi come un reality, che ha ripreso sei personaggi noti al grande pubblico, tutti coinvolti nell’esecuzione di un balletto con spogliarello finale, sotto la guida del coreografo Marcello Sacchetta. Ma è stata proprio nella modulazione della trasmissione che è stato ben organizzato il messaggio portante e reso leggero l’intero contesto.

Senza pedanteria o tesi imposte, è stato chiamato uno specialista medico che con intelligente comunicativa ha non solo chiarito alcuni aspetti della problematica sanitaria, ma soprattutto è riuscito a trasmettere quella necessaria fiducia per accostarsi alla visita di controllo. La parte dello spettacolo puro invece, pur mutuata dal finale cult di “Full Monty”, ha condotto gli spettatori attraverso un percorso nel quale i protagonisti del balletto hanno via via abbandonato i loro preconcetti per mettersi pienamente in gioco. Il racconto, sempre vivace e sempre condotto con stile anche in quelli che potevano essere i momenti pruriginosi, quindi, si è snodato non solo con l’approccio al ballo vero e proprio ma soprattutto attraverso la conoscenza dei partecipanti nelle loro difficoltà nel mostrarsi e nello spogliarsi, vinte a poco a poco anche grazie a tecniche alternative.

Su questo ottimo materiale, inoltre, aleggiava la naturalezza. Nessuna confessione forzata, nessuna idea propagandata, ma una buona dose di spontaneità che ha rappresentato un valore aggiunto a sostegno di una buona causa e di uno spettacolo divertente.

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