La prof boccia il figlio e il padre la prende male, muri di Arezzo riempiti di insulti... a sfondo sessuale
Bocciò il figlio agli esami di riparazione di settembre, il padre la prese malissimo e andò in giro per Arezzo a scrivere sui muri - in almeno 60 punti diversi - offese e pesanti epiteti contro una professoressa, riportando anche il cognome che agevolava un allusivo gioco di parole. Ma il genitore venne scoperto e ora è in corso un processo davanti al tribunale di Arezzo per questa vicenda, che risale al 2019. L'imputato, 57enne aretino, è accusato di diffamazione aggravata e imbrattamento. Secondo quanto ricostruito in aula con l’aiuto di alcuni testimoni, sollecitati dalle domande del pm Bernardo Albergotti, lo studente, in un liceo cittadino, alla fine dell’anno scolastico fu rimandato a settembre in tre materie. Presentatosi agli esami di riparazione, però, il ragazzo venne respinto. Poi, qualche tempo dopo, tra novembre e dicembre, per le strade di Arezzo, iniziano ad apparire scritte molto offensive nei riguardi di una professoressa, la quale, data l'ampia diffusione degli epiteti, si vide costretta a fare denuncia contro ignoti. Partirono indagini della polizia e fu individuato il 57enne, padre dello studente bocciato. In base a quanto ricostruito dalla polizia giudiziaria sarebbe stato proprio il genitore, forse ritenendo quella professoressa la maggiore responsabile della bocciatura del figlio, a tappezzare Arezzo di scritte offensive. L’uomo venne denunciato per diffamazione aggravata e pure per l’imbrattamento degli edifici, deturpati dalle scritte, poi è stato rinviato a giudizio dove ora è imputato davanti al giudice Antonio Dami. In aula sono stati ricostruiti tutti i passaggi della vicenda, il processo finirà con l’udienza del 3 febbraio 2023.