«Il Concilio Vaticano II parla del matrimonio cristiano come di una scelta d’amore per formare una famiglia. È una scelta di fede, libera». Ad affermarlo il presidente della pontificia accademia per la Vita, arcivescovo Vincenzo Paglia, in una intervista al Corriere della Sera.
"Davanti alla crisi dei matrimoni, religiosi o civili - aggiunge - è opportuno pensare a un sistema per sostenere le unioni stabili. Se lo Stato vuole aiutare le famiglie ben venga, ma tutte le famiglie. Il matrimonio per la Chiesa è un sacramento e un sacramento non si compra. Il credente che sceglie la celebrazione del matrimonio in Chiesa non si fa convincere a questo passo dalle detrazioni economiche, almeno spero. Altro discorso sono tutte quelle misure che sostengano la realizzazione della vita familiare ed eliminino gli ostacoli, anche finanziari, che rendono difficile il progetto familiare. Su questo c'è da augurarsi un lavoro più robusto. Uno Stato che si impegna a sostenere le famiglie, soprattutto nei momenti più difficili - prosegue Paglia - compirebbe una grande scelta. Ma dovrebbe riguardare tutti i cittadini, ovviamente, non solo alcuni, al di là del fatto che abbiano fede o no. Del resto che ne sarebbe dei matrimoni in sinagoga, nelle moschee o altrove? Bisognerebbe piuttosto lavorare su una proposta del genere anche dal punto di vista dell’uguaglianza di ogni cittadino, senza distinzioni di religione e che sia credente o meno, come prevede la Costituzione italiana».
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