«Immaginate un ipotetico signor Giovanni, vuol realizzare una tettoia nel suo giardino di casa, in una zona già fortemente urbanizzata. Una piccola tettoia. Ecco, è capitato che al signor Giovanni venisse bloccato pure questo». L’esempio, pratico, praticissimo, lo fa il vicesindaco Salvatore Mondello, per rendere l’idea anche ai comuni mortali di un tema molto tecnico, ma che per anni ha rappresentato, proprio per i tecnici del settore (e sono tantissimi, tra ingegneri, architetti, progettisti, costruttori e via dicendo), un grosso problema. Un grosso problema che per tutti quanti loro, con in testa il sempre ipotetico signor Giovanni, ora è risolto.
A spiegare come e perché ci hanno pensato ieri, in conferenza stampa, proprio Mondello, che questa battaglia se l’è intestata sin da quando a Palazzo Zanca ci ha messo piede, nel 2018, con Cateno De Luca sindaco; il successore di quest’ultimo, Federico Basile, con a fianco il direttore generale Salvo Puccio. E poi i tecnici che hanno messo mano alla spinosa quanto complessa questione: l’architetto Dario La Fauci e l’agrotecnico naturalista Giovanni Sarra, autori dello studio che, di fatto, sblocca la situazione; l’ingegnere Alessandro Visalli, responsabile del servizio Valutazione ambientale del Comune.
Al centro, il famigerato “caso Eu Pilot”, una procedura d’infrazione comunitaria che ha generato, dal 2007 in poi, un vero e proprio corto circuito, mettendo in mezzo i rigidi paletti legati ai tanti vincoli paesaggistici che si incrociano nel territorio messinese (tra Zps, Sic, Pai e via via con gli altri acronimi) e i conflitti burocratici tra Comune e Regione. Il risultato è stato il blocco pressoché incondizionato di tutto, dalle grandi pianificazioni alla singola tettoia del signor Giovanni.
Dal sindaco Basile poche, ma incisive parole, prima di lasciar spazio ai tecnici: «Se nel 2007 si apre una procedura che viene chiusa nel 2023, per effetto di azioni avviate nel 2018, probabilmente qualcosa poteva essere fatta prima». A Mondello il compito di riassumere le puntate precedenti e di spiegare la portata del risultato raggiunto: «È una svolta epocale nel settore della pianificazione urbanistica, punto essenziale del nuovo piano regolare generale in corso di elaborazione, consentendo una giusta valutazione tra gli interessi ambientali e quelli legati alla pianificazione urbanistica. Sin dal 2014 l’assessorato regionale Territorio e ambiente ha richiesto al Comune chiarimenti sulla procedura avviata dalla Commissione europea, anche per interventi realizzati a Messina. E il Comune si è attivato per produrre quanto necessario per la definizione della questione, presentando tra l’altro uno studio di approfondimento che teneva conto degli effetti cumulativi sia degli interventi in itinere e di quelli realizzati». Quello studio non viene ritenuto sufficiente, il Comitato tecnico scientifico regionale chiede delle integrazioni e il Comune, a quel punto, viene sottoscritta una convenzione con l’ufficio speciale per la progettazione della presidenza della Regione Siciliana. E quando, un anno fa, vengono chiesti ulteriori chiarimenti, il Comune si affida ai professionisti La Fauci e Sarra che, insieme all’ing. Visalli, realizzato lo “Studio ambientale per l’analisi e la risoluzione delle problematiche inerenti il caso Eu Pilot». E si arriva agli ultimi passaggi, con il sì allo studio prima del consiglio comunale (30 marzo scorso) e poi del Cts regionale (15 giugno), «consentendo lo sblocco di una serie di limitazioni». Oggi, di fatto, «si è creata una cornice normativa – spiega in sintesi Mondello – per sapere cosa si può fare e cosa non si può fare, nelle diverse situazioni del territorio». Un territorio nel quale si era creato un paradosso, spiegato così da Puccio: «L’abusivismo è maggiore dove maggiore e il prolungato è il blocco». Insomma, bloccando tutto non si bloccava nulla, di fatto.
La Fauci e Sarra spiegano poi cosa, nel dettaglio, hanno messo insieme nel loro complesso studio. Partendo dal «peccato originale» di una perimetrazione della Zps estesa ad aree abbondantemente urbanizzata, sovrapponendo i tanti vincoli esistenti e, soprattutto, facendo un’analisi «reale», fondata su ciò che effettivamente c’è e non su ciò che nella teoria avrebbe dovuto esserci, degli habitat e del territorio. Territorio diviso in tre macro-aree, chiamate “di Rivalutazione Ecologica Territoriale di Interfaccia”, “dei Serbatoi Verdi” e “di Edilizia Esistente”, per le quali sono state redatte delle cosiddette “schede Norma”, che dettano, appunto, regole certe per ogni singola situazione, bloccando solo ciò che c’è da bloccare (ci si scordi, dunque, la cementificazione selvaggia), ma dando respiro, ad esempio, ai piccoli interventi, anche di manutenzione, che sono rimasti impantanati in questi anni.
Altri due punti fermi: l’Osservatorio ornitologico permanente e un Piano di monitoraggio ambientale. Punti fermi tecnici, per addetti ai lavori. Ma da domani il signor Giovanni avrà qualche certezza in più.
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