I “bastardi” di Scoglio e le frasi celebri del Prof: a Lipari gran serata amarcord in onore di un mito
La terrazza “Ciauri i Mari” a Porto Pignataro è il teatro della tavola rotonda “Le frasi celebri di Scoglio” moderata da Davide Gambale. Uno dei momenti clou de “I Bastardi di Scoglio”, al quale prendono parte il figlio Tobias, i giornalisti Salvatore De Maria e Maurizio Licordari, gli ex calciatori biancoscudati Rossi, Diodicibus, Vendittelli, Catalano, Di Palma, Orati e Mancuso e i tifosi Niki Patti ed Elio Conti Nibali. Un’ora e mezza di aneddoti, frasi celebri e il ricordo del clima che si respirava in una città che viveva in perfetta simbiosi con la squadra. Ma dove nasce il soprannome di “Bastardi”? Lo svela Bellopede: «Perdiamo 1-0 in casa del Parma di Sacchi, noi rientriamo negli spogliatoi, ma Scoglio, che era arrabbiatissimo, dice a Ciccio Currò “Vai a chiamare quei quattro bastardi” e questo soprannome ci è rimasto addosso». Nessuno, però, osava utilizzare quel termine al di fuori dei calciatori: «I giornalisti non si permettevano - ricorda De Maria - soprattutto uno come me che aveva iniziato proprio nel 1984 al fianco di Filippo Pinizzotto, un collega che manca tanto come Mino Licordari. Scoglio è stato un precursore anche nella comunicazione: negli anni ’80, con l’aiuto di “Gazzetta del Sud” e Rtp, lanciava messaggi all’ambiente e caricava la curva, un po’ come fa oggi Mourinho. E dopo l’allenamento faceva “il giro dei sepolcri”: tv, giornale, sedi dei club, Comune… era l’allenatore di Messina ». “Senza se e senza ma”, “Ad minchiam”, “Le palle inattive” sono frasi che restano ancora vive come le diatribe con Mino Licordari: «Il rapporto - ricorda il figlio Maurizio - non è sempre stato idilliaco. Papà contestava la squadra, Scoglio ciò che mio papà diceva, ma attorno a tutto ciò ci sono sempre stati rispetto e affetto che sono rimasti nel tempo». Il ricordo dei suoi “Bastardi” Luciano Orati e Romolo Rossi: «Un grande condottiero - dice l’eroe della sfida di Coppa con la Roma - mise insieme tutte le componenti che servono per poter fare grandi imprese. Per la Sicilia, Messina e Lipari è stato un grandissimo e merita molto sul piano umano e professionale». Più diretto Romolo Rossi: «Non era un’educanda, nello spogliatoio ci massacrava e ci chiamava “Bastardi” perché ci voleva bene veramente. Con i risultati esaltava il suo io, ma parliamo di una grande persona che sapeva di calcio: un uomo dai mille difetti, con il pregio che sapeva cosa voleva». Oggi l’atto conclusivo della manifestazione: alle 9,30 al “Franchino Monteleone”, dopo la messa celebrata da monsignor Sardella, la “Partita dei ricordi”, con il ds del Messina Roma, i calciatori Plescia e Franco, le vecchie glorie e le giovani promesse eoliane.