«Mi sembrava una cosa surreale, come essere su Matrix. Mi guardavo intorno e mi chiedevo se stesse succedendo davvero. E’ stato troppo bello». Parole di Lebron James, perché il test precampionato di ieri notte fra Los Angeles Lakers e Phoenix Suns rimarrà nella storia del basket targato Nba. Infatti Leron e Bronny James hanno fatto la storia diventando i primi padre e figlio a giocare insieme in una partita con il marchio della lega professionistica nordamericana. I Lakers hanno perso 118-114 contro i Phoenix Suns, ma mai come questa volta il risultato non ha contato.
La storia l’hanno fatta i James, un caso più unico che raro, e che ha ricordato quello di Dino e Andrea Meneghin, che però furono avversari, in una sfida di Serie A fra Trieste e Varese del 14 ottobre del 1990. I due James, 39 anni Lebron e 20 Bronny, scelto dai Lakers all’ultimo draft, hanno giocato insieme contro i Suns nel secondo quarto, sul 34-25 per i Lakers, per 4 minuti e 9 secondi. Alla fine del match James padre ha chiuso con 19 punti e 5 rimbalzi in poco più di 16 minuti di presenza in campo, mentre James figlio è rimasto a secco (zero punti) in 13 minuti complessivi di gioco.
«E' stato bellissimo, un momento che non dimenticherò più, io sono cresciuto senza padre assieme al quale diventare grande - le parole di LeBron, alla fine -, e per me è stato fantastico vivere un momento del genere con mio figlio. Credo che un padre non possa sperare di meglio, una cosa così significa tutto. Penso che sia una delle cose più grandi che si possano mai sperare o desiderare». Mentre diceva queste parole il fenomeno pluricampione sia della Nba sia olimpico appariva visibilmente emozionato, come neppure quando vinse l’anello con Cleveland, al quale teneva particolarmente.
«Lui stimola me, e io stimolo lui - ha detto ancora Lebron - e questo si rifletterà anche sulla squadra, ci darà ancora più spinta. Intanto sono stati momenti di gioia intensa, per me e per tutta la nostra famiglia». Ad emozionarsi è stato anche coach J.J. Redick, che già prima dell’inizio della partita aveva detto a James senior che lo avrebbe fatto giocare insieme al figlio. «Mi emoziona il fatto di essere rimasto coinvolto in una storia del genere - ha spiegato Redick -, che è già bella di per se stessa per ogni amante del basket. E’ stata la testimonianza della longevità agonistica e della stamina che Lebron mette ogni volta, e del duro lavoro fatto da Bronny per arrivare a questo punto». Ora però il ragazzo, che negli States viene ancora accusato da alcuni di essere un "raccomandato" visto che le sue prestazioni con l’università di Southern California non giustificano il fatto che sia stato scelto al draft, dovrebbe far parte del 'second team' dei Lakers, quello di 'sviluppò che gioca nella G-League, in attesa di essere chiamato in prima squadra qualora servisse. Ma intanto la storia è stata fatta, e Lebron James è davvero un uomo felice.
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