Gli occhi lucidi di papà Paolo, il sorriso di mamma Adriana che immortala con il cellulare l'ingresso in campo: per loro l’orgoglio di genitori, per tutti la storia del calcio italiano. Il debutto in azzurro di Daniel Maldini scrive la storia dello sport. 61 anni e un giorno dopo l'ultima partita di nonno Cesare e 22 anni e 118 giorni dopo l'ultima presenza di papà Paolo, è Daniel a vestire la maglia della Nazionale nella sfida contro Israele. E così la foto del fantasista del Monza con la maglia azzurra numero 11 si affianca a quella di Paolo Maldini che indossava ovviamente la 3 e Cesare immortalato in bianco e nero. Epoche diverse, lo stesso sguardo deciso e consapevole. «Farà parlare di sé», ha assicurato Spalletti dopo la partita. Ma se accadrà sarà solo per i risultati in campo e non per colpi di testa fuori dal rettangolo di gioco. Daniel è un ragazzo riservato, quasi timido. Non ama i riflettori e ha dovuto crescere con il peso di un cognome che è stato sinonimo di 'trionfi' e 'bandiera'. Se ami il calcio e ti chiami Maldini, potresti anche avere qualche porta aperta, ma le aspettative sono così imponenti che rischi di rimanerne schiacciato. Serve avere la testa sulle spalle, serve concretezza. Ed è quanto Paolo ha insegnato a suo figlio: 'meglio fare che parlare'. Daniel non ama apparire, è discreto nei rapporti, educato. Sembra quasi più grande della sua età, in un mondo in cui i giovani fanno a gara a mostrarsi o a raccontarsi sui social, lui preferisce il riserbo (e sul suo profilo Instagram, zero parole, solo la foto simbolo dell’ingresso in campo a Udine, al posto di Raspadori). Cresciuto a pane e calcio, i ricordi più belli del tempo passato in famiglia sono le domeniche a pranzo, seduti tutti alla stessa tavola, con nonno Cesare che raccontava aneddoti e partite. Poi ci si alzava e il pallone era sempre tra i piedi. Con papà Paolo si poteva giocare anche in casa, a farne le spese lampadari e vasi e la pazienza di mamma Adriana che veniva messa a dura prova. Gli anni al Milan sono stati un orgoglio ma, per ora, Daniel sta scrivendo la sua storia ed è lontana dai colori rossoneri. A Monza ha trovato la sua dimensione. Merito dell’ad Adriano Galliani che lo ha fortemente voluto tanto da assicurarsi il trasferimento a titolo definitivo questa estate dal Milan. Quando è arrivata la convocazione in azzurro, Galliani ha voluto comunicarlo personalmente al giocatore; ha aspettato finisse l'allenamento per poi telefonare: «Volevo dirtelo io». Ci teneva, perché è la conferma di un’ottima (ed ennesima) operazione di mercato, ma anche la consacrazione di un ragazzo che ha visto crescere. Anche Alessandro Nesta ha solo parole positive per Daniel. Lo conosceva da bambino ed ora lo allena in biancorosso. «Ha grandissime qualità - ha più volte detto il tecnico - e neanche lui sa quanto è forte». Domani pomeriggio tornerà ad allenarsi col Monza, c'è il Verona lunedì in trasferta e serve una vittoria per risollevare le sorti dei biancorossi ancora a secco di successi.
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