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Dalle banche 2,5 miliardi: cautela, ma impatto gestibile. Meloni: "Non vogliamo dare il segnale che sono avversarie"

Molta cautela in attesa di vedere i dettagli ma anche un misurato sospiro di sollievo. Il mondo delle banche accoglie così le misure varate dall’esecutivo nell’ambito della manovra che impongono agli istituti di credito lo slittamento delle deduzioni fiscali su Dta e stock option per due anni con un impatto di 2,5 miliardi. Un «sacrificio», oramai "interiorizzato dai mercati" come ha detto il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti che ha ringraziato per questo il settore, rilevando che «i pescatori e gli operai» che «si svegliano all’alba saranno contenti, qualcosa di meno credo le banche».

«Volevamo da una parte avere risorse ma non vogliamo dare il segnale che le banche sono avversarie - ha poi spiegato ai cronisti la premier Giorgia Meloni a Bruxelles - per questo abbiamo fatto un lavoro con loro. C'è stata una collaborazione che è un messaggio molto positivo». Sacrificio, contributo o meglio un anticipo della liquidità e non una tassa come avevano chiesto a più voce diversi settori della maggioranza che volevano drenare parte degli utili del comparto (operazione non riuscita lo scorso anno). La soluzione trovata dopo un confronto serrato fra i tecnici del governo e quelli dell’Abi, secondo diverse fonti, è tutto sommato gestibile per il mondo del credito e più o meno in linea con quei paletti che aveva fissato pubblicamente l’esecutivo dell’associazione bancaria lo scorso settembre. Non a caso i titoli del settore in Borsa non hanno subito particolari variazioni. Come sottolineano le stesse fonti, la scelta della linea della prudenza e di non commentare, risponde sì a voler vedere nello specifico come è scritta la norma ma anche a non turbare il delicato equilibrio raggiunto nella maggioranza di governo con Lega e Forza Italia su posizioni contrapposte. Alle assicurazioni peraltro il contributo richiesto è salito rispetto alle attese: sarà di 1 miliardo di euro tramite l'imposta di bollo su alcune polizze (non su quelle vita) che, di solito pagata a scadenza, sarà invece modulata anno per anno. E così mentre era ancora in corso la conferenza stampa del ministro dell’economia Giorgetti, i banchieri dell’esecutivo riuniti a Palazzo Altieri, (per la gran parte in videocollegamento) assieme al presidente Antonio Patuelli e al dg Marco Elio Rottigni, hanno emesso un comunicato di sospensione del giudizio. Ci esprimeremo «sul disegno di Legge di bilancio dello Stato quando sarà possibile esaminarne l'articolato» recita la breve nota. E anche al termine della riunione i partecipanti hanno scelto un basso profilo o di non commentare ai cronisti presenti. Da come emerso quindi le Dta (attività per imposte anticipate) non potranno essere trasformate in crediti d’imposta per gli anni 2025 e 2026. Lo strumento, nato dieci anni fa per sostenere lo smobilizzo dei crediti deteriorati del comparto dopo un lungo negoziato con la Ue, ha subito già nel corso degli anni dei cambiamenti nella normativa. Attualmente rappresenta un elemento positivo per i bilanciil cui impatto varia da banca a banca. Chiaramente il peso maggiore lo sosterranno i grandi gruppi ma appunto si tratta di un impatto gestibile sulla cassa e che non impatta sull'utile. E nel 2027 si vedrà se l’impatto sarà distribuito ancora una volta su più annualità. Il ministro non si è sbilanciato ma ha auspicato che per quella data la situazione economica sarà migliorata e quindi le banche avranno meno perdite da portare in deduzione.

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