Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il Cosenza calcio e la sofferenza di chi lo vive a distanza: “Un film già visto, ma la fede non retrocederà mai”

Tifosi del Cosenza a Lignano

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una tifosa rossoblù sulla situazione attuale vissuta dal Cosenza calcio.

Era l’estate del 2003 quando il Cosenza Calcio spariva improvvisamente dai radar del calcio professionistico. Avevo da poco compiuto 13 anni. Ai tempi il climate change non era ancora dominante e sulle colline a 10 chilometri dalla città c’era il solito “venticello”. Il ricordo di quella sera è vivo, indelebile.
Mia madre aveva invitato una coppia di amici per una grigliata in giardino. Di mio padre neanche l’ombra. Il telefono in redazione squillava all’impazzata. La cornetta era calda. Si susseguivano voci.
Iniziate tra poco, arrivo. Ti aspettiamo.
“Drin drin” …. Cenate pure. Il Cosenza…… il Cosenza non esiste più. Non so a che ora torno.
Lascerà la redazione molte ore dopo, quando la carne sulla griglia era ormai fredda e gli ospiti si erano arresi, con l’amarezza di chi il Cosenza lo ha seguito fin da bambino e lo ha visto all’improvviso sparire dal calcio professionistico. Avevo solo 13 anni, ma se chiudo gli occhi passano davanti i frame di quella sera. Il Cosenza era sempre stato uno dei punti fermi della mia infanzia. Il Cosenza era quella cosa che mi aveva per anni privato di godere della compagnia di mio padre la domenica e non solo. E per questo avrei dovuto odiarlo, ma invece c’era amore e forse per questo per anni non ho accettato l’epilogo di quella notte e dei mesi successivi: lo avvertivo come un tradimento. Quelle emozioni che respiri da bambina/o le fai tue e se chiudi gli occhi seduta sulla gradinata del Marulla le rivivi da adulto con la stessa ingenuità. Le mie emozioni sono esattamente quelle che provava mio padre da giovane.

22 anni dopo, torna la paura di poter riprovare le sensazioni di quella notte buia di fine luglio.
La retrocessione ormai alle porte (sarei felice di poter essere smentita tra due mesi) e l’incubo che possa accadere qualcosa di ancora peggiore. Se tifi Cosenza sei abituato a soffrire, è indubbio, ma a certe cose non ci si abitua mai. E, se vivi a 1200 chilometri dalla città di Cosenza, ancora meno. Perché il Cosenza è quella cosa che ti lega ancora e per sempre alle tue origini, più di qualsiasi altra cosa. La serie B ha consentito a tanti di noi, residenti al Nord per studio, per lavoro, per necessità o per “scelta obbligata”, di seguire da vicino le sorti del Cosenza. Ma non solo. Quei due colori magici hanno permesso di incontrare vecchi amici di partita in partita, di conoscerne di nuovi che sono diventati negli anni punti fermi nella quotidianità, di trascorrere ore liete (e non) all’insegna della genuina aggregazione, mossi da quella malattia inguaribile che non va più via. E se tutto questo dovesse finire, anche solo per la retrocessione, che, scaramanzia a parte, è cosa più che probabile, resteranno i ricordi, le sciarpe, le collezioni di maglie, i vessilli custoditi gelosamente e la fede, quella che resta intatta anche nei momenti più bui.
Perché può retrocedere la squadra sul campo, ma la fede non retrocederà mai, non retrocederà mai la passione sui gradoni, né l’amicizia. A prescindere da come andrà a finire sono stati 7 anni di serie B sofferti, ma meravigliosi e se il nostro destino dovesse essere di tornare al Purgatorio, o peggio all’Inferno, saremo costretti a farcene una ragione. Sperando di poter essere almeno liberi all’Inferno…. perché come recitava un vecchio striscione “ meglio liberi all’Inferno che schiavi in Paradiso”.

Viviana Rosito

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia