Domenica 22 Dicembre 2024

Euro 2024 in Germania: la guida con i gironi, le curiosità e le probabili formazioni

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ventiquattro squadre, cinquantuno partite in un mese di competizione (da giovedì 14 giugno a venerdì 14 luglio), dieci stadi coinvolti, cinque allenatori italiani (da Spalletti a Montella, passando per Calzona, Rossi e Tedesco), ma soprattutto un solo trofeo da alzare (per la prima volta nella storia, la competizione si svolge nella Germania unita), quello che l'Italia dovrà difendere con le unghie e con i denti. Non c'è troppo da illudersi, sia chiaro, perché a questi livelli sono rarissimi in casi in cui ci si può ripetere: solo la Spagna, nella storia, ha vinto due Europei di fila (2008 e 2012). Nel calcio non si sa mai, ma gli iberici dell'epoca erano la generazione dei fenomeni che crescevano all'ombra di Messi e Cr7, tra Barcellona e Madrid. L'Italia campione in carica arriva da annate difficili, concise con la clamorosa mancata qualificazione bis ai Mondiali, il cambio di allenatore a sorpresa (Mancini è andato via quando ancora gli azzurri non avevano nemmeno strappato il pass per la Germania) e un paio di generazioni di giocatori che fatica a decollare a certi livelli.

La prima fila

In una ipotetica griglia di partenza, si piazzano tre squadre su tutte: la Francia vice campione del Mondo di Mbappé (ma non solo) che promette scintille, l'Inghilterra dei fenomeni Bellingham, Foden e Kane e la Germania dei prodigi Wirtz e Musiala. In mezzo a questa terna di squadre c'è una grossissima possibilità che si nasconda la prossima vincitrice.

Alle spalle delle favorite

La Spagna non è quella che calava la doppietta a distanza di quattro anni, ma nemmeno la squadra che è solita sfaldarsi quasi subito quando ci si riunisce per giocare in Nazionale. Morata sembra rinato, Yamal è il nuovo che avanza, Dani Olmo e Grimaldo sono reduci da stagioni da applausi. Occhio agli iberici. Così come sottovalutare il Portogallo potrebbe essere un errore esiziale. Tra giocatori in cerca della definitiva consacrazione (Rafael Leao, Diogo Jota e Ramos) e vecchi bucanieri terribili (Cr7 su tutti, ma anche Bruno Fernandes e Bernardo Silva), la squadra del nostro Roberto Martinez va tenuta d'occhio.

Big alla finestra

E poi ci siamo noi. Sì, perché al di là dei gradi di campioni in carica, siamo tenuti a galla dalla tradizione. Agli Europei l'Italia è sempre in grado di regalare soddisfazioni. Manca la stella, verissimo, ma non c'era nemmeno tre anni fa in occasione degli Europei itineranti vinti a Londra in faccia ai padroni di casa dell'Inghilterra. Sulla stessa linea anche il Belgio del nostro Tedesco, all'ultimissima chance per non sprecare una generazione di fenomeni (chiamata finale a certi livelli per i vari Lukaku e De Bruyne). E guai a sottovalutare l'Olanda, sempre al top negli ultimi decenni. Gakpo e Depay sono abituati a certi palcoscenici così come il gigante della difesa Van Dijk, mentre un talento come Simons potrebbe essere una delle rivelazioni del torneo. La Croazia, un po' come il Belgio, si prepara a salutare la prolifica stagione delle stelle (da Modric a Brozovic, fino ad arrivare a Perisic e Kovacic) e per questo motivo farà all-in in Germania. O almeno ci proverà.

Le outsider

Le squadre che stiamo per nominare, con gli incroci giusti durante la competizione potrebbero giocare il ruolo di quarta/quinta incomoda. Soprattutto agli Europei che qualche sorpresa nel passato, magari fino alle semifinali, magari possono sempre regalarla. Si tratta della Turchia di un Calhanoglu in versione extra lusso nella super stagione con l'Inter. Come sempre grosse aspettative nei confronti della Danimarca, altra Nazione che storicamente ha regalato sorprese (dal torneo vinto nel 1992 da ripescata fino alla semifinale dell'ultima edizione). Ci sarà Eriksen, che tre anni ci stava lasciando la pelle in campo e quell'Europeo lo giocò solo per pochi minuti prima di crollare a terra dando l'impressione di essere morto. Il destino della Serbia dei fratelli Milinkovic Savic e di un ritrovato Vlahovic dipenderà da come uscirà nel confronto con Inghilterra e la stessa Danimarca. Arrivare terzi (le migliori avanzano), ma con grandi possibilità di beccare le “teste di serie” della manifestazione potrebbe non bastare. La Svizzera, per esperienza, e per essere stata inserita in un girone favorevole (Germania a parte), potrebbe dire la sua, così come l'Ucraina che ha sì raggiunto tramite i playoff gli Europei, ma ha mostrato grande solidità. C'è un certo Mudryk (pagato dal Chelsea come un top player un paio di stagioni fa) insieme alla coppia Tsygankov-Dovbyk a garanzia delle ambizioni della Nazione che vede nel calcio anche un diversivo agli orrori della guerra.

Le false cenerentole

Da non sottovalutare quelle 2-3 squadre che nei gironi possono dare fastidio alle big. Magari non hanno neanche troppe velleità di qualificazione alla fase successiva, ma qualche carta se la giocherebbero. L'Austria di Arnautovic, che non ha la maglia da titolare assicurata, la Polonia di Lewandowski  e Zelinski, così come la Repubblica Ceca di Schick sono avversarie da non prendere sotto gamba. A caccia di gloria anche per la Slovacchia di Calzona, che è reduce da una qualificazione sorprendente ma meritatissima.

Spacciate (o quasi)

L'Albania di Asllani sarebbe anche una squadra interessante, ma ha beccato un girone che definire di ferro (quello dell'Italia che comprendere anche la Spagna e la Croazia) è un eufemismo. Chance minime anche per la Scozia del tecnico Clarke (il vero valore aggiunto) e per le squadra dell'altro tecnico italiano, Rossi, ovvero l'Ungheria.

Bello esserci, ma...

Chi si candida al ruolo di fanalino di coda della competizione è la Slovenia degli “italiani” d'azione (Lobotka e Suslov) o degli ex giocatori che hanno militato nel nostro campionato (Skriniar e Kucka). Ma gli sloveni sono in buona compagnia perché la Georgia di Kvara e Mamardashvili, come la Romania dei nei promossi parmensi Mihaila e Man non hanno prospettive di sopravvivenza lunghissime nel torneo. Poi, nel calcio, non si sa mai. O meglio: si sa che le griglie di partenza sono fatte per essere... tradite.  

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