Quattordici mesi di avventura dorata, e poi la fine burrascosa. E’ già conclusa l’avventura da mille e una notte di Roberto Mancini a Riad. Accolto come uno sceicco, tra onori e termini contrattuali, il ct italiano che a metà agosto dello scorso anno aveva troncato di netto il suo rapporto con l’azzurro, per poi sedersi dopo pochi giorni sulla panchina dell’Arabia, saluta Riad e i sogni di gloria del calcio saudita.
"La federcalcio e il tecnico Roberto Mancini hanno raggiunto un accordo che prevede la fine del rapporto contrattuale». Nessuna indicazione sulla cifra del divorzio, la riservatezza della casa reale aveva messo il silenziatore anche a quelle dell’accordo per strappare Mancini al calcio europeo: ma i 24 milioni per quattro stagioni erano la montagna di petrodollari mai negata che aveva fatto sorridere il tecnico jesino. Che ora è di nuovo libero per il calcio di club europeo, anche se il divorzio di 14 mesi fa dall’Italia non ha lasciato strascichi sereni, almeno nel suo Paese d’origine. D’altra parte, non è la prima volta che Mancini chiude in maniera burrascosa le sue avventure tecniche, E’ del 2002 la prima volta, dimissioni da tecnico della Fiorentina alla 17ma giornata, con rapporti tesi col tifo. Poi nel 2008 l’esonero dall’Inter vincente, con Moratti infuriato le sue dichiarazioni dopo una partita col Liverpool ("non so se tra due mesi sarò qui"). Di clausola rescissoria si trattò col Galatasaray (2014), di risoluzione con lo Zenit (2017), subito prima dell’avventura in nazionale. Con quella di Riad però non è andata bene come la prima fase azzurra. Mancini ha ottenuto sette vittorie, sei sconfitte e cinque pareggi con i Green Falcons. Fonti della federazione hanno fatto sapere che le trattative per la risoluzione, in una situazione non facile per il peso economico dell’ingaggio e per le recriminazioni del ct italiano su presunte promesse tecniche non mantenute, erano cominciate già dopo la sconfitta col Giappone in casa, seguita dal pari con il Barhein. I due ultimi risultati hanno rivelato quanto alta fosse la tensione tra Mancini e tutto l’ambiente. L’insofferenza dei Mancini era già emersa d’altra parte dalla sua scelta di non convocare, alcuni mesi fa, tre giocatori che pretendevano di essere titolari.
«Mai vista una cosà così», disse Mancini rendendo pubblico lo scontro. Altro che mille e una notte. E poi i contrasti con i giornalisti locali nelle ultime conferenze, segno di un nervosismo crescente. «I giocatori devono prendersi le responsabilità», aveva tuonato, battibeccando poi con un giornalista che aveva fatto rilievi tecnici. Ora la federazione di Riad, che nella sua scelta di pagare un sostanzioso cachet per voltare pagina avrebbe l'imprimatur della casa Reale, dice che a breve «sarà reso noto il mome del nuovo ct». Il sogno è Zidane. Quello di Mancini, conti economici a parte, è invece già finito.
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