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Lo scudetto del Napoli nel segno di Antonio Conte: il dna vincente di un condottiero

Con la grinta di sempre e una visione tattica forgiata nella disciplina e nella passione, Antonio Conte ha scritto una nuova pagina gloriosa nella storia del calcio italiano: lo scudetto sulla panchina del Napoli.

Il dna del vincente

Antonio Conte non è un allenatore qualunque. È un uomo che vive il calcio con intensità viscerale, un condottiero che ha trasformato ogni squadra allenata in un riflesso della sua personalità: aggressiva, organizzata, feroce. Dopo aver conquistato la Serie A con la Juventus e l’Inter, il tecnico salentino ha accettato una nuova sfida: guidare il Napoli verso il vertice dopo la stagione di transizione seguita allo storico scudetto di Luciano Spalletti. E per il tecnico salentino è arrivato il pokerissimo dopo i tre scudetti vinti sulla panchina della "sua" Juve e quello vinto a Milano, sponda nerazzurra.

Nato a Lecce nel 1969, Conte ha costruito la sua carriera da calciatore con la maglia della Juventus, dove ha vinto tutto, compresa una Champions League. Ma è da allenatore che ha fatto emergere le sue doti di leader e stratega: il 3-5-2 compatto, il lavoro maniacale in allenamento, la cura dei dettagli, la capacità di entrare nella testa dei giocatori e trasformarli in soldati del suo credo calcistico.

La rinascita partenopea

A Napoli, Conte ha trovato una squadra talentuosa, ma scossa da un anno turbolento. Il suo arrivo ha portato ordine, disciplina e obiettivi chiari. L’ex CT della Nazionale ha ricostruito le fondamenta mentali e tattiche del gruppo, valorizzando l'estro di Kvaratskhelia, l'atletismo di Lukaku (voluto fortemente nonostante lo scetticismo generale), il carisma dentro e fuori dal campo di Di Lorenzo e la regia di Lobotka, ma soprattutto ha riportato il fuoco sacro della competizione in uno spogliatoio che aveva smarrito la via. Il pressing feroce, la fase difensiva solida e le ripartenze verticali hanno trasformato il Napoli in una macchina quasi perfetta. La squadra ha trovato equilibrio e cattiveria agonistica, qualità spesso mancate in passato nei momenti decisivi. E che dire di Scott McTominay: Conte lo ha voluto a tutti costi, ha preteso rinforzi dopo quello sciagurato iniziato agostano in cui la squadra perse 3-0 a Verona. Lo scozzese, arrivato in punta di piedi, è stato l'autentico trascinatore entrando nel cuore dei napoletani dall'inizio in cui ha respirato il profumo di Napoli.

La vittoria dello scudetto

Vincere lo scudetto a Napoli non è solo un'impresa sportiva: è un evento storico, culturale, popolare. Dopo il trionfo di Spalletti, Conte si è insediato in un contesto denso di aspettative. E ha saputo trasformare la pressione in carburante, la critica in motivazione. La sua squadra ha dominato il campionato con personalità e continuità, rendendo il Maradona uno stadio inespugnabile e portando in trasferta quella stessa fame. Conte ha cucito il tricolore sulla maglia del Napoli con ago e filo di sudore, disciplina e mentalità vincente. Lo ha fatto a modo suo: senza fronzoli, senza compromessi, con il pugno fermo e lo sguardo dritto verso l'obiettivo.

Il legame con la città

Forse la più grande vittoria di Conte è stata riuscire a entrare in sintonia con una piazza passionale come Napoli. La città ha apprezzato la sua schiettezza, il suo senso del dovere, la sua instancabile voglia di vincere. In breve tempo, Conte è diventato non solo un allenatore, ma un simbolo della rinascita partenopea, l'uomo giusto al momento giusto.

Lo scudetto del Napoli concretizzatosi sotto la guida di Antonio Conte, è il coronamento di un progetto tecnico ambizioso e di una sfida personale vinta. Un altro tassello nella carriera di un allenatore che non accetta compromessi, e che con ogni nuova impresa si conferma tra i grandi protagonisti del calcio italiano e internazionale.

Foto in copertina tratta dai profili social dell'Ssc Napoli 

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