Domenica 27 Luglio 2025

Mehdi Taremi, il cuore oltre le bombe: il messaggio dell'attaccante bloccato in Iran che commuove l'Inter

Mehdi Taremi

Non è mai solo una questione di gol. A volte, contano di più le parole. Quelle che arrivano forti e chiare anche da lontano, da un luogo dove il calcio non è più al centro di tutto. Dove l’urgenza è vivere, resistere, sperare. Come nel caso di Mehdi Taremi, attaccante iraniano dell’Inter, rimasto bloccato a Teheran per la chiusura dello spazio aereo causata dal conflitto tra Iran e Israele. Un calciatore che avrebbe dovuto essere altrove – negli Stati Uniti, pronto a unirsi ai suoi nuovi compagni per il debutto al Mondiale per Club – e che invece si è trovato dentro un presente drammatico, più grande di ogni campo di gioco. Eppure, nonostante tutto, due ore prima del fischio d’inizio della sfida contro il Monterrey, Taremi ha scritto ai suoi compagni un messaggio nella chat di squadra. Un incoraggiamento semplice, ma potente. Come dire: io sono con voi, anche se non posso esserci. È quel tipo di gesto che, pur senza reti o assist, vale quanto un gol. Di più, forse. Perché nasce da un luogo difficile, da un contesto in cui è già molto riuscire a restare lucidi, con la testa alta. Il suo messaggio arriva mentre il mondo intorno a lui brucia. Teheran è una città paralizzata, sorvolata dai droni e chiusa al traffico aereo. Mehdi era già in aeroporto quando è arrivato il blocco: valigie pronte, documenti in mano, l’Inter a un passo. Poi tutto si è fermato. O meglio, tutto è diventato altro. La vita normale, quella da calciatore, è svanita di colpo. In quel momento, il calcio è scivolato in fondo alla lista delle priorità. Come riporta la Gazzetta dello Sport, ora Taremi è chiuso in una residenza privata nella capitale iraniana. Non esce da giorni. In contatto costante con il team manager nerazzurro Matteo Tagliacarne, non passa mezza giornata senza una telefonata o un messaggio. Non solo per ragioni professionali, ma per il legame umano che si è creato, per la preoccupazione reciproca. Taremi ripete di stare bene, prova a rassicurare tutti. Dice di non sentirsi in pericolo, anche se nulla – in Iran, in queste ore – può davvero dirsi sicuro. La sua famiglia non è con lui, ma è al sicuro, in un’altra località. Le comunicazioni sono frammentate, la logistica complicata. Il rischio è costante, anche se latente. Eppure, Taremi conserva una serenità rara. Continua a sorridere nei messaggi, a inviare foto, a lanciare segnali di presenza. Ha pubblicato anche un post sui social: “Iran per sempre”. Un modo per affermare, in mezzo al caos, la propria identità, le radici, il senso di appartenenza a un Paese ferito ma ancora in piedi. In attesa di poter volare a Milano e iniziare davvero la sua avventura in nerazzurro, Mehdi resta lì. Tra una guerra che non ha scelto e una squadra che lo aspetta. Forse anche per questo il suo gesto – scrivere in chat, esserci comunque – pesa come una fascia da capitano, come un atto d’amore. Il calcio sa essere crudo, a volte. Ma quando si intreccia con l’umanità, sa anche raccontare storie che valgono molto più di una vittoria.

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