Emorragia di pubblico, incassi a picco, distribuzioni impaurite intenzionate a bloccare l'uscita di titoli importanti a data da destinarsi, la quarta ondata di Covid sulle sale cinematografiche si abbatte come uno tsunami e la doppia pandemia tra variante Delta e Omicron sferra un uno-due che stordisce. I dati Cinetel alla fine delle feste presentano un conto che è un bagno di sangue senza girarci troppo intorno.
I cinema restano aperti ma il pubblico non c'è e... i film neppure. Almeno quelli come Spencer e Moebius di cui si sa già che sono 'pending' come si dice in gergo (ossia senza data), mentre si sta ragionando sulle uscite tra gli altri anche di Assassinio sul Nilo di Kenneth Branagh e Il sesso degli angeli di Leonardo Pieraccioni con Ferilli, Ceccherini e Marcello Fonte, slitta di sicuro invece Vicini di casa di Paolo Costella con Vittoria Puccini e Bisio. L'arte cinematografica si sta molto avvicinando all'arte della strategia, forze in campo, mosse e contromosse, "peccato che il nemico irrompa a sorpresa", osserva con l'ANSA Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, "non potevamo immaginare di tornare in un mese a questo livello di pandemia, una doccia fredda. Di conseguenza i ragionamenti sono a breve termine, si va avanti a piccole mosse, spostando i titoli, poi certo dovremo ripensare al futuro a questi due anni di abitudini cambiate". Guardando i numeri, ragionando sui film in vetta, su tutti il caso Spider-man arrivato a sfiorare i 22 milioni di euro, una cifra eccezionale e che rispecchia l'esito nei botteghini mondiali (oltre 1 miliardo e mezzo di dollari), su una cosa c'è unanimità: "è mancato - dice Mario Lorini presidente degli esercenti Anec - il pubblico adulto e le famiglie e a resistere sono stati quei film che richiamano una platea particolare, i fan del fumetto, quelli del fenomeno Me contro Te, quelli di Pio e Amedeo per Bella Ciao", così come "Diabolik che con 2 milioni e mezzo d'incasso è il primo italiano delle feste, dovuto anche ad una fan base inossidabile", aggiunge Del Brocco. "Ci siamo trovati dall'oggi al domani in questa situazione, fino a metà dicembre ancora si sperava in un Natale discreto - sottolinea Giampaolo Letta ad di Medusa - e se togliamo il dato del caso Spider-Man oggi il disastro sarebbe ancora più grande, a farne le spese soprattutto il cinema italiano, noi per primi con il risultato di Supereroi di Paolo Genovese (546mila euro in tutto) che pure aveva aspettato la sala dal precedente lockdown. A questo punto noi freniamo le macchine e sospendiamo il film di Costella". La reazione di Massimiliano Orfei, l'ad di Vision Distribution è opposta: "Non bisogna farsi prendere dal panico, anche se la tentazione di mollare è forte. Noi confermiamo tutte le uscite, a cominciare da America Latina dei D'Innocenzo il 13 gennaio, perchè se mettessimo tutto in pending far tornare la gente al cinema poi sarebbe un'impresa titanica e non possiamo permettercelo". Mario Lorini ha già motivato gli esercenti con una lettera inviata in questi giorni, chiedendo loro di non ragionare troppo su quello che è accaduto in sala durante le feste, un modo per superare lo choc, poi però si aspetta che il ministero tenga conto delle criticità dell'esercizio. Ristori, proroghe dei decreti e decisioni sulla cosiddetta finestra tra l'uscita in sala e in piattaforma, attualmente a 30 giorni, a che si vorrebbe almeno a 90. "Le sale hanno un senso culturale sociale ed economico, per l'indotto, per la filiera, per tutto quello di prossimità che ci gira intorno", aggiunge Lorini. Il produttore di lungo corso Riccardo Tozzi, fondatore di Cattleya e ex presidente Anica, va oltre: "Il pubblico, quando sarà finita questa peste, tornerà al cinema e saremo più o meno sui 100 milioni di biglietti come l'Italia ha sempre avuto, quello che cambia è la composizione del pubblico e il sistema complessivo: siamo viziati dall'abbondanza di film e serie in casa, saremo chiamati ad uscire ed andare in sala quando sentiremo che c'è l'evento, l'originalità, l'avvenimento che ti ci porta. Per me non è questione di finestre, più o meno lunghe perché tanto sappiamo che prima o poi arrivano, ma di film che ci fanno uscire dalla porta. E' stata la mano di Dio di Sorrentino pare sia andato molto bene al cinema, io stesso ho trovato sale piene, eppure si vedeva su Netflix. E poi dobbiamo sapere che la sala non è più il punto che determina il valore commerciale e reputazionale di un film, perlomeno non l'unico: il film di Sergio Rubini sui fratelli De Filippo in sala sarebbe andato male, su Rai1 ha fatto il botto e il suo valore è certamente alto ma non è dato dall'esito in sala". Agostino Saccà, ex dg Rai, fondatore di Pepito produzioni, è ottimista: "Il pubblico c'è, aspetta di tornare e anche se gli incassi delle feste dimostrano un dato psicologico che oggi ci sembra insuperabile perché condizionato dall'ansia, terrorizzato per quanto sappiamo che la sala è un luogo sicuro, i segnali che l'amore non è finito ci sono. I 22 milioni di Spider-man dimostrano che certe chiamate sono irresistibili e dunque si può sperare. Lo stesso Fratelli de Filippo di Sergio Rubini, che ho prodotto, è vero che ha avuto un eccezionale ascolto tv ma nei tre giorni evento al cinema stava andando benissimo, ai primi posti del podio del box office malgrado la situazione pandemica. Insomma per dirla alla Eduardo 'adda passa' a nuttata' e poi la mancanza di cinema nella bellezza dell'esperienza di sala tornerà a farsi sentire"