Panico da star nella terza giornata di Venezia 79: al Lido c’è Timothee Chalamet protagonista di Bones and all di Luca Guadagnino, primo dei cinque registi italiani a scendere in gara per il Leone d’oro. Per il giovane talento americano, osannato dal pubblico dei ragazzi, hanno bivaccato fin dalle ore della mattina davanti al tappeto rosso dove intorno alle 19 è apparso il divo 26enne ormai affezionato della Mostra del cinema dove lo scorso anno fece una trionfale passerella per Dune. L’attore amato dalla Generazione Z, anche per i suoi look non omologati, si è presentato come Damiano dei Maneskin, irresistibilmente sexy con quel gender fluid che ormai è cool. Capelli lunghi e ricci, schiena nuda, tuta rossa aderente e stivaletti texani si è fatto fotografare a lungo mentre la folla lo acclamava. Chalamet, come Harry Styles nei prossimi giorni, è pari ad una pop star. Accanto a lui la giovane protagonista Taylor Russell in verde bandiera, mentre Guadagnino ha sfoggiato una camicia a tema, macchiata di sangue come accade nel suo film in corsa per il Leone d’oro.
Sul red carpet Chalamet sembra divertirsi molto meno se, sapendo di rappresentare la voce dei giovani ma non solo quella, deve parlare dei riflettori rappresentati dai social media. «Essere giovani oggi per la mia generazione non è affatto facile, sei perennemente sotto il giudizio delle persone con i social media, è stato un sollievo interpretare personaggi che stanno lottando con un dilemma interno senza la possibilità di andare su Instagram o TikTok» ha detto. Guadagnino è «quasi un padre per me», dopo Chiamami col tuo nome che lo ha lanciato qualche anno fa e gli è valso una candidatura all’Oscar.
Chalamet è Lee, «un’anima spezzata», prosegue, in fuga dalla famiglia, dal paese dove abita, in fuga anche da se stesso, è continuamente giudicato, si sente una cattiva persona, consapevole di non riuscire ad impedirsi di mangiare con voracità altri esseri umani, per quello si nasconde, vive ai margini. E quando incontra Maren (Taylor Russell), 18enne in fuga per lo stesso motivo, abbandonata dal padre che non come gestirla e in cerca della madre che non ha mai conosciuto e che le ha trasmesso il cannibalismo, «provano la possibilità di vivere l’impossibile», come ha spiegato Guadagnino. «Una storia d’amore straziante, tragica, fortissima», dice la star americana, fino alle estreme conseguenze.
In concorso è passato anche Athena di Romain Gavras, scritto insieme a Ladj Ly (Les Miserables) e dal 23 settembre su Netflix. È una sorta di tragedia greca moderna in cui il regista figlio d’arte mette in scena una rivolta di una banlieu parigina scatenata dall’omicidio a freddo di un ragazzino magrebino, fratello minore dei tre ragazzi protagonisti. È accusata la polizia e questo manda a ferro e fuoco la zona ma la realtà non è come sembra. Protagonista di giornata anche Isabelle Huppert che per La syndacaliste di Jean Paul Salomè, a Orizzonti (poi in sala con I Wonder Pictures), è diventata bionda e si è trasformata diventando gemella della protagonista della storia, la sindacalista Maureen Kearney, una sorta di Erin Brockovich, capace di sfidare i capitani d’industria di Areva, all’epoca un gigante del nucleare francese che stava per essere assorbito da un partner cinese.
In serata Padre Pio di Abel Ferrara alle Giornate degli autori con Shia LaBeouf, mentre alla Settimana della critica è passato l’italiano Margini di Niccolò Falsetti.
Caricamento commenti
Commenta la notizia