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“Come le tartarughe”, della regista messinese Monica Dugo in mostra a Venezia

Una vicenda tragicomica tra dramma e commedia, realismo e surrealismo, con elementi di analisi introspettiva, “Come le tartarughe”, esordio nella regia del lungometraggio dell’attrice messinese Monica Dugo, presentato il 2 settembre scorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Il film è tra i quattro titoli finanziati da Biennale College Cinema - il laboratorio d’alta formazione della manifestazione che accoglie registi emergenti per lo sviluppo e la realizzazione di pellicole a micro-budget – e insigniti ieri dell’Hollywood Foreign Press Association Prize, premio collaterale che porterà i registi e i loro lavori a Los Angeles, per un ulteriore programma formativo. Il lungometraggio - di cui la Dugo è anche sceneggiatrice con Massimiliano Nardulli - è prodotto con la Do-Go & C. della stessa attrice da Cinzia Rutson, altro talento peloritano, attivo nel settore artistico londinese.

“Come le tartarughe” porta sullo schermo una storia fuori dal comune come idea e sviluppo della trama: quella di Lisa (interpretata dalla stessa Dugo), moglie e madre in una famiglia borghese romana, dalla vita apparentemente perfetta, fino al giorno in cui il marito Daniele (l’attore reggino Angelo Libri) svuoterà l’armadio di casa e abbandonerà la donna e i loro figli, il piccolo Paolo (Edoardo Boschetti) e la quindicenne Sveva (Romana Maggiora Vergano). Da quel momento Lisa si rifugerà dentro l’armadio per elaborare il lutto della separazione, mentre la figlia cercherà di tirarla fuori a ogni costo.

«L’idea della storia -dice la protagonista- è nata guardando un armadio vuoto in un momento non particolarmente lieto della mia vita. Ho pensato che quell’armadio potesse essere il posto ideale in cui chiudersi nell’attesa di lasciarsi alle spalle quel brutto periodo. E immaginavo, quasi ridendo, cosa sarebbe accaduto in una situazione simile; se, ad esempio, questa donna fosse stata considerata pazza, se qualcuno avrebbe sfondato l’armadio, o cosa avrebbero fatto i figli. Volevo farne il soggetto di un corto per il laboratorio Torino Short Film Market, ma quando ho saputo del bando della Biennale ho pensato di espandere la storia in un lungometraggio».

Una vera sfida per l’attrice, che ha dovuto vincere le resistenze anche dei tutor di laboratorio: «Quando lavoravo all’idea la stroncavano in tutti i modi, definendola assurda; ma questo è stato lo stimolo per andare avanti e dimostrare che la storia è realistica. Amo le vicende drammatiche con un velo di ironia e il film è proprio un mix fra dramma e commedia, con tocchi di surrealismo raccontati in maniera analitica. Ho sempre lavorato sulla comicità, ma per la prima volta la mano mi ha portato verso una storia più seria, scoprendo un lato di me che ho amato esplorare, pur rimanendo sempre nel mezzo tra i due generi. Situazione che può essere un limite, ma in questo caso è diventata la peculiarità del film». Tanto studio anche sulla regia: «Ho lavorato 20 ore al giorno guardando film con impostazione teatrale come “Carnage”, girati in uno stesso ambiente, e altri di autrici a cui mi ispiro, tra cui Miranda July».

Il sodalizio con la messinese Cinzia Rutson, produttrice del film, è stato fondamentale: «Cinzia era la mia compagna di banco al Liceo Archimede di Messina e dopo 25 anni l’ho chiamata per essere aiutata a partecipare al bando, conoscendo la sua capacità organizzativa. Il suo apporto è stato prezioso: il film è una vittoria di entrambe». Nel cast anche Francesco Gheghi e Sandra Collodel. Le musiche sono del cantautore Pier Cortese. Non annunciata la data di uscita del film, distribuito a livello internazionale da Illmatic Film Group. «Come le tartarughe” è disponibile sulla piattaforma web Biennale Cinema Channel di MyMovies fino al 6 settembre.

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