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Anatomia di Cannes tra sommersi e premiati. Rammarico per Bellocchio

Polemiche per il discorso della Palma d'Oro Justine Triet

Alla cena ufficiale di chiusura del 76/o festival di Cannes sulla spiaggia del Majestic tra gli inchini dell’attore premiato, il giapponese Koji Yakusho, e del suo regista in «Perfect Days» Wim Wenders al trofeo dorato, tra il tavolo allegro dell’inglese Jonathan Glazer con la sua attrice Sandra Huller per il Grand Prix a «The Zone of interest», tra fuochi di artificio e calici alzati spiccavano due assenze. Non c’era Justine Triet, fresca di Palma d’oro per il thriller processuale «Anatomie d’une chute» (Anatomia di una caduta), terza donna in 76 anni a vincere il premio, dopo Jane Campion di «Lezioni di piano» e due anni dopo la Julie Ducorneau di «Titane» che era quest’anno in giuria.

Il discorso politico anti governativo della 44enne Triet nel ritirare il premio, dalla parte delle proteste contro la riforma delle pensioni, «proteste negate e represse in modo clamoroso» e contro «la mercificazione della cultura difesa dal governo neoliberista, in procinto di rompere l’eccezione culturale francese» non è passato inosservato. La ministra della Cultura francese, Rima Abdul Malak, si è detta «sbalordita e disgustata dal suo discorso così ingiusto. Questo film non avrebbe potuto vedere la luce senza il nostro modello francese di finanziamenti cinematografici che consentono una diversità unica al mondo. Non dimentichiamolo». Sui social francesi le parole della Triet hanno diviso.

L’altro grande assente era il presidente della giuria, il regista svedese Ruben Ostlund chiamato alle rigide regole del festival sul silenzio per come si è arrivati al verdetto, non è noto neppure se ci sia stata l’unanimità per «Anatomie d’une chute». «È stato premiato un cinema capace di appassionare il pubblico, restare nella memoria, parlare un linguaggio che tutti capiscono», ha commentato. E gli italiani a bocca asciutta? E l’anziano Ken Loach dimenticato? Il coproduttore francese di «The Old Oak» accanto al delegato generale del festival Thierry Fremaux non si dava pace.

Una giuria di registi, anche molto giovani, con la guida dominante di Ostlund non avrebbe potuto fare diversamente, è stata la voce ricorrente. Diplomatico ovviamente Fremaux che all’Ansa esprime il suo personale rammarico per Bellocchio, «davvero un gran bel film che merita ogni successo», quanto a Matteo Garrone che con «Il Capitano» era atteso in selezione, Fremaux lancia la palla alla Mostra del cinema di Venezia, «è un film perfetto da mostrare in Italia». Trattandosi del viaggio di due giovani che lasciano l’Africa per raggiungere la Fortezza Europa, attraverso le insidie del deserto, i pericoli del mare e le ambiguità dell’essere umano, c’è da aspettarsi a settembre una vivace attenzione.

Ad avere amato Bellocchio è anche Iris Knobloch, la nuova presidente di Cannes che alla cena ha detto all’Ansa: «Ho tanto sperato in un premio per Rapito», facendo scivolare là anche lei che non era la giuria giusta per lui. Bellocchio, che certo a Cannes ci viene da una vita ma sempre torna a mani vuote (tranne ovazioni di applausi e una Palma d’oro d’onore), pragmaticamente guarda al mercato: sta accompagnando in giro per l’Italia il suo film che riapre una ferita antica tra cattolici ed ebrei all’epoca di Pio IX e scatena dibattito anche tra gli storici e ora è a Bologna dove il suo film è ambientato.

Su una cosa, da spettatori, possiamo dirci soddisfatti: tutti i più bei film del festival, a cominciare da quelli del palmares, si vedranno in sala in Italia. La Palma d’oro «Anatomie d’une chute» di Justine Triet uscirà con Teodora che per la seconda volta di fila azzecca la Palma, così come «L’Été dernier», il nuovo film di Catherine Breillat. Lucky Red ha fatto il pieno nel palmarès: «La passion de Dodin Bouffant» (premio regia Tran Anh Hung), «Les Feuilles Mortes» di Kaurismaki (premio giuria, uscirà in collaborazione con Bim), «Perfect Days» di Wenders (migliore attore), «Monster» di Kore-eda (sceneggiatura, in sala con Bim in collaborazione con Lucky Red). Academy Two ha «Club Zero» di Jessica Hausner, Movies Inspired ha «Les herbes seches» del turco Ceylan (migliore attrice Merve Dizdar). I Wonder Pictures ha una lunga lista che comincia con il Grand Prix «The zone of interest» di Jonathan Glazer. E poi dal concorso «Le Retour» di Catherine Corsini e «Four Daughters» di Kaouther Ben Hania e anche tra gli altri «L’Abbé Pierre» di Frédéric Tellier, i nuovi film di Martin Provost, Bonnard, Pierre et Marthe e Michel Gondry, «The Book of Solutions» e «Il regno animale» di Thomas Cailley con Romain Duris, Paul Kircher e Adèle Exarchopoulos. Lucky Red ha anche «May December» di Todd Haines, «Jeunesse» di Wang Bing, «The Old Oak» di Loach. Vertice 360 tra gli altri «Black Files» e «Firebrand».

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