«Questo film io me lo sognavo anche di notte, nella mia fantasia la storia di una famiglia tossica, disfunzionale, con due figli fragilissimi e buoni ce l’avevo in testa, sapevo esattamente che percorso far fare a vittime e carnefici, tra le due anime buone e i loro genitori, la madre ossessiva, disturbata, morbosa con il maschio, il padre mitomane che sfrutta il lavoro della figlia per una carriera miserabile. E pensavo anche all’emancipazione che avrei fatto fare loro, alla mia Desiré. E poi il film sono riuscita a farlo», racconta Micaela Ramazzotti che ad Orizzonti Extra debutta come regista con «Felicità». Il film, girato tra la Roma della sinistra radical chic di Piazza Vittorio e i palazzoni dormitorio della periferia di Fiumicino («li conosco bene, da quelle parti ci sono nata», dice), con un cast perfetto che mette a confronto il professor Sergio Rubini molto più grande di Desiré-Ramazzotti, che di professione fa l’assistente parrucchiera sul set e che lui vorrebbe “educare”, dunque “cambiare”, e la famiglia di lei, i Mazzoni, il padre Max Tortora showman sulle tv private, la madre Anna Galiena casalinga e il figlio Claudio (Matteo Olivetti) con problemi di disagio mentale anche per la vita sedata e triste che lo costringono a fare. Il motore è Desiré che si vergogna dei genitori e però li aiuta, che soccorre il fratello, che si danna a costo di tutto e alla fine ci riesce a curare tutta questa fragilità e a salvarlo. Scritto con due esordienti, Isabella Cecchi e Alessandra Guidi, illuminato da Luca Bigazzi, prodotto dalla Lotus dei Leone con Rai Cinema, in sala con 01 dal 21 settembre, «Felicità» non resterà un’unica esperienza. «Il mio mestiere è fare l’attrice, ma realizzare film da tue idee, facendo i sopralluoghi, scegliendo gli attori, scrivendo storie è qualcosa che voglio continuare a fare – dice Ramazzotti all’Ansa – e infatti appunto ogni giorno cose su un mio quadernino e con le sceneggiatrici stiamo già buttando giù altre idee, sempre che il pubblico lo voglia». Ramazzotti, che in tv di recente ha interpretato «The Good Mothers», serie premiata alla Berlinale, aggiunge: «La regia sono riuscita a farla con la faccia tosta, la determinazione, la voglia di mettermi in gioco. Sono grata al cinema e ai registi che mi hanno scelta, ho potuto fare personaggi formidabili di donna che poi ho portato tutti dentro Felicità, ma questo è anche un lavoro di sfide e se hai voglia di fare le opportunità le trovi, specie in questo momento storico». Da sempre Micaela, classe 1979, interpreta con sensibilità ruoli drammatici, problematici, melodrammatici, toccanti, da «Tutta la vita davanti», «La prima cosa bella», «La pazza gioia» di Paolo Virzì ma anche «Posti in piedi in paradiso» di Carlo Verdone, «La tenerezza» di Gianni Amelio. «Ho un debole per le persone fragili, per le debolezze, per il disagio mentale, per le persone nate storte e difettate, quelle che quando si alzano la mattina hanno i moscerini nella testa e che hanno bisogno di aiuto», dice Ramazzotti schivando riferimenti personali, «e però pur abbracciando tutto questo avevo pure voglia di un personaggio che prova ad emanciparsi, che lotta per essere felice, che ha il coraggio di scappare».