E' morto Giuliano Montaldo, regista dell'impegno civile. Memorabile il suo "Sacco e Vanzetti"
Addio a Giuliano Montaldo, morto oggi a Roma all’età di 93 anni. E’ stato l’ultimo regista del cosiddetto cinema di impegno civile di cui fu uno dei grandi protagonisti negli anni '60 e '70 insieme a Francesco Rosi, Carlo Lizzani, Elio Petri, Florestano Vancini. Se fu Francesco Rosi a inaugurare il filone con "Salvatore Giuliano", Giuliano Montaldo ne fu grande esponente soprattutto grazie a un film, "Sacco e Vanzetti", che ebbe un enorme successo al punto da contribuire sensibilmente alla riabilitazione storica e morale dei due anarchici italiani condannati ingiustamente per un attentato che non avevano commesso e giustiziati negli Stati Uniti negli anni '20. Nato a Genova il 22 febbraio 1930, Montaldo prese parte da giovanissimo alla resistenza partigiana per liberare l’Italia dal nazifascismo, aderendo ai Gap di Genova. Non dimenticò mai quelle battaglie di libertà a fu iscritto per tutta la vita all’Anpi - Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Iniziò la sua esperienza cinematografica come attore, recitando con il regista e suo grande amico Carlo Lizzani in "Achtung! Banditi!" nel 1952, in 'Ai margini della metropolì nel 1953 e "Cronache di poveri amanti" nel '54. Il passaggio dietro alla macchina da presa nel 1961 con "Tiro al piccione" a cui fece seguito nel 1965 "Una bella grinta". Negli anni '70 produsse i suoi film migliori, a partire dalla "trilogia sul potere": "Gott mit uns" del 1970, "Sacco e Vanzetti" del '71 e "Giordano Bruno" del '73, rispettivamente sul potere militare, giudiziario e religioso. Tre anni dopo tornò al tema della Resistenza con "L'Agnese va a morire", prima di passare ad esperienze televisive con "Circuito chiuso" nel 1978 e, soprattutto, il kolossal "Marco Polo", una miniserie tv in 8 puntate per la Rai del 1982. Negli anni '80 diresse tre film: "Gli occhiali d’oro" e "Il giorno prima" usciti nel 1987 e "Tempo di ucciderè del 1989". Le ultime sue due pellicole sono negli anni Duemila: "I demoni di San Pietroburgo" (2008) e 'L'industrialè (2011). Impegnato politicamente a sinistra - tra i suoi lavori anche la partecipazione nel 1984 al documentario collettivo 'L'addio a Enrico Berlinguer' - Montaldo non dimenticò mai la sua passione per la recitazione. Passione che riscoprì a tarda età quando il regista Francesco Bruni gli affidò un ruolo commovente e intenso in "Tutto quello che vuoi" nel 1918. In quell'occasione disse: «Ho iniziato la mia vita nel cinema come attore, recitando piccoli ruoli in diversi film. Ma ora grazie al mio grande amico Francesco Bruni per la prima volta ho avuto una parte importante». Un’interpretazione davvero di alto livello che gli valse anche il suo secondo David di Donatello, dopo quello del 2007 alla carriera, come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in 'Tutto quello che vuoì.