Addio agli inconfondibili e grandi occhi tondi terrorizzati in Shining. È scomparsa a 75 anni Shelley Duvall, famosa, tra gli altri, per il ruolo di Wendy, l’angosciata moglie di Jack Torrance nell’horror del 1980 diretto da Stanley Kubrick. L’attrice se n'è andata via in silenzio, nel sonno. Lo ha confermato a Hollywood Reporter il compagno Dan Gilroy. La morte è avvenuta nella sua casa in Texas e a causa delle complicazioni del diabete. «La mia cara, dolce e meravigliosa compagna di vita ci ha lasciati. Troppa sofferenza ultimamente, ora è libera. Vola via, bella Shelley», ha detto Gilroy al magazine.
Nata a Fort Worth in Texas il 7 luglio del 1949, Shelley Duvall era destinata a una carriera nella scienza, quando fu scoperta per caso durante un party da una troupe che stava lavorando per Robert Altman durante le riprese di 'Brewster McCloud’ (Anche gli uccelli uccidono). Si ritrovò con una parte nel film del 1970. Da allora Altman divenne il suo mentore e la diresse per altre sette volte, tra cui nel ruolo di Olivia Oyl, la fidanzata di Popeye, in 'Popeye’. Ha interpretato altri ruoli significativi in 'Nashville’ (1975), 'Io e Annie’ (1977), 'Tre donne’, film per il quale ottenne il premio come migliore attrice al Festival di Cannes.
Ma fu il ruolo di Wendy, in Shining, a consacrarla definitivamente. Memorabile è la scena, 'Here’s Johnny' (Ecco Johnny) quando Jack Torrance, alias Jack Nicholson, tenta di entrare, sfondando la porta con un’ascia, nella stanza dove si trova la moglie Wendy. Lei urla terrorizzata e tiene in mano un grosso coltello da cucina per difendersi.
Per la parte di Wendy, Duvall fu messa duramente alla prova e l'interpretazione segnò la sua vita per sempre. Le riprese durarono 13 mesi e si svolsero a Londra. Il film entrò nel Guinness dei primati per il maggior numero di ciak, ben 138 volte, per una scena con dialogo. Mentre quella in cui l’attrice che indietreggia sulle scale cercando di tenere a bada Nicholson con una mazza da baseball venne ripetuta 127 volte. Nel 1981, in un’intervista a People, l’attrice raccontò che Kubrick la faceva piangere per 12 ore al giorno. «Non arriverò mai più a quel punto - sottolineò - se ti va di soffrire e chiamarla arte, fai pure ma non con me». Mentre in un’intervista del 2021 a Hollywood Reporter rivelò che prima di girare si metteva le cuffie e ascoltava canzoni tristi oppure pensava a qualcosa di veramente infelice. Ma ben presto si rese conto che il suo corpo aveva cominciato a ribellarsi e a volte cominciava a disperarsi al solo pensiero di dover piangere ogni giorno. Alla fine sviluppò un esaurimento nervoso e nel 2016, durante il talk show 'Dr Phil', rivelò di avere problemi di salute mentale. «Sono molto malata - spiegò - ho bisogno di aiuto».
Per circa vent'anni, dal 2002, era rimasta lontana dai riflettori: tornò a recitare per l’ultima volta nel 2022 nel thriller 'The Forest Hills' per la regia di Scott Goldberg. Dal 1988 al 1993 ha anche prodotto alcune serie televisive.
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