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«Diciannove», ovvero i tremori di Leonardo studente fuorisede. A Venezia l'esordio del palermitano Tortorici

Film prodotto da Guadagnino, per cui ha lavorato come assistente alla regia

Collaborazioni importanti, nonostante la giovane età, per il palermitano Giovanni Tortorici, classe 1996, che dopo aver lavorato come assistente alla regia del concittadino Luca Guadagnino, è a Venezia con la sua opera prima «Diciannove», in concorso nella sezione Orizzonti. Una storia di formazione, e non solo, col focus sulle inquietudini di Leonardo, un ragazzo di 19 anni, studente fuorisede, che dopo la maturità vaga tra Londra, Siena eTorino, insicuro sul sentiero da battere e scisso tra il conformismo ed una grande passione che a mamo a mano si trasformerà in nevrosi ossessiva imperniata sugli studi letterari. Protagonista l’esordiente palermitano Manfredi Marini, scelto attraverso una serie di street casting.

In conferenza stampa Tortorici ha sottolineato l’origine autobiografica della storia, libera però da qualsiasi intento di rappresentazione generazionale. Prodotto dalla Frenesy Film Company dello stesso Guadagnino con Pinball London, il progetto nasce da una serie di riflessioni intime: «Sono una persona che tende ad auto-analizzarsi e pensando ai miei 19 anni ho trovato cose curiose – ha detto Tortorici – come uno stile di vita atipico, un modo di vivere la dimensione di studente molto astratto, alienato, anche fuori controllo rispetto al rapporto con me stesso».

Un personaggio, Leonardo, che lo stesso autore definisce «estremo», ricorrendo alla psicanalisi per descrivere un suo meccanismo di sublimazione: «Non capisce bene le proprie pulsioni e tende a deviarle verso qualcos’altro, come la letteratura e lo studio in generale. Si intuisce alla fine del film che può aver avuto uno stile di vita dissoluto, arrivando a stordirsi attraverso alcol e sostanze. Il suo trovarsi fuori controllo può aver agito nel farlo diventare troppo controllato, anche in riferimento ad una morale rigorosa, basata proprio sull’autocontrollo».

Storia tipica di un’età difficile, quindi, descritta con sincerità e volontà di misurarsi con i propri lati oscuri anche attraverso l’arte del cinema. Un film in cui il linguaggio ha una sua funzione di libertà narrativa: «Ho concepito il racconto immaginandomelo visivamente, cercando di far coincidere un linguaggio espressivo e fantasioso rispetto all’esigenza narrativa, perché non vorrei mai essere un’esteta, ma fare in modo che tutto nasca da sé attraverso l’utilizzo della visività».

Tanti libri autobiografici nella formazione del regista, e la fortuna di poter contare su un produttore illuminato come Luca Guadagnino: «Ha dato un’impronta di libertà, secondo la mia visione, facendo sì che prevalessero le ragioni autoriali rispetto a quelle produttive». Biografica anche la Palermo del film, location della storia con Londra e Siena: «Abbiamo girato prevalentemente a casa dei miei genitori, nel quartiere di Tommaso Natale-Cardillo, dove sono cresciuto. Nel film si vedono anche l’autostrada verso l’aeroporto, la spiaggia di Mondello, Via Notarbartolo, ma non il centro storico con la classica movida».

Co-prodotto in associazione con Memo Films, Ag Studios e Tenderstories, “Diciannove” ha nel cast anche Vittoria Planeta, Dana Giuliano, Sergio Benvenuto e Luca Lazzareschi. Al momento nessuna notizia sull’uscita in sala del film.

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