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Al Lido di Venezia un film celebra Gian Maria Volontè, l’uomo dai mille volti

A 30 anni dalla morte, per la regia di Francesco Zippel. Amarcord sulla vita personale e artistica dell’attore torinese

«Ci sentivamo tutti parte di una grande avventura: far rivivere sullo schermo la vita. Il nostro è un mestiere particolare, se lo fai con passione non te ne puoi liberare». Sono parole di Francesco Rosi, sulla passione vera, che invade e non muore con il soggetto. Nel trentennale della scomparsa, la Mostra del Cinema di Venezia ricorda Gian Maria Volonté, uno dei più grandi attori italiani, con il documentario “Volonté - L’uomo dai mille volti” di Francesco Zippel, in concorso nella sezione Venezia Classici Documentari sul Cinema. Un amarcord appassionato, a tratti commovente, che porta lo spettatore nella vita personale e artistica del grande attore torinese, caratterizzata da coerenza, amore per il suo lavoro e per i personaggi interpretati, dai primi sceneggiati televisivi, sino alle vette del cinema d’autore.

Una carriera di oltre quarant’anni, su un percorso coerente e appassionato, simile a quello di registi come Giuliano Montaldo, Elio Petri e lo stesso Rosi, con cui Volonté instaurò preziosi sodalizi professionali. Ciò lo rende ancor oggi un riferimento assoluto per i grandi interpreti contemporanei, che nel film lo ricordano assieme ai familiari e agli amici più cari, alternando la loro testimonianza a immagini di repertorio e inedite che rendono tutto presente.

Oltre a Montaldo, scomparso nel 2023, offrono il loro contributo la figlia Giovanna Gravina Volonté, Pierfrancesco Favino, Fabrizio Gifuni, Marco Bellocchio, Margharete von Trotta, Valerio Mastandrea e altri. Un lungo lavoro di ricerca per il regista e autore del film, che ha attinto dalle teche Rai e dagli archivi Luce, soprattutto per il periodo legato agli sceneggiati televisivi: «Volonté ha partecipato a grandi lavori – ci dice - : “Vita di Michelangelo”, “Caravaggio”, “L’idiota”, che ha rappresentato il suo primo momento di grande visibilità. Questi lavori mi hanno permesso di tracciare il suo percorso e capire che sin da giovanissimo era quell’attore che noi abbiamo imparato ad apprezzare sempre più in quella che è stata la sua maturità artistica. Ho visto quanto il suo percorso d’artista sia sempre stato fortemente intrecciato alla sua dolorosa storia personale ed a quella del nostro Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale».

Ma come avrebbe raccontato Volonté i tempi complessi della nostra contemporaneità? «Angelica Ippolito, sua ultima compagna, dice spesso che si sarebbe trovato a disagio nel raccontare i tempi che viviamo, ma avrebbe continuato con grande convinzione a prospettare un’idea di mondo migliore. Avrebbe trovato a teatro, al cinema e in tv il modo di lasciare il segno, continuando a divertirsi scegliendo nuovi personaggi negativi, che per contrasto avrebbero potuto raccontare qualcosa che gli stava a cuore e su cui lui era in profondo disaccordo: un profondo “gioco d’artista”». Un uomo dai mille volti, infatti, per la sua capacità di essere profondo e leggero assieme (nella vita privata era un giocherellone), ma la cifra che più lo caratterizzava, secondo Zippel, era il rigore del suo lavoro: «Aveva un’etica fortissima, molto rigorosa, una preparazione maniacale. Era cosciente della responsabilità che l’attore aveva verso la società e quindi pensava che qualsiasi argomento dovesse essere offerto al pubblico nel modo migliore». Una fondamentale onestà, quindi, riconosciuta anche da attori contemporanei: «Parlando con Gifuni, Toni Servillo, Favino, Valeria Golino, Mastandrea ho percepito una grande ammirazione per il talento di base, soprattutto per la grande etica lavorativa e la maniera in cui riusciva a mettere assieme questi aspetti, che poi hanno fatto la differenza».

Prodotto da Quoiat Films, Rai Documentari e Luce Cinecittà, con il contributo di Rai Teche, “Volonté - L’uomo dai mille volti” sarà in sala il 23, 24 e 25 settembre con Lucky Red e andrà in onda prossimamente su Rai3.

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