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Il boss senza stereotipi: a Venezia "Iddu", ritratto inedito dell’uomo Matteo Messina Denaro

Ai registi palermitani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza i premi Lizzani e Rotella. Il film è ispirato dai pizzini dell'ultimo padrino

Un racconto di mafia diverso, lontano da stereotipi e sorprendentemente intimista, in “Iddu – L’ultimo padrino” dei palermitani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, nel concorso ufficiale per il Leone d’Oro. Terza opera dei due registi dopo gli acclamati “Salvo” e “Sicilian Ghost Story”, racconta una vicenda paradossale ambientata nella Sicilia del 2004 – ricostruita fra Selinunte, Salemi e Sciacca – e liberamente ispirata alla lettura di alcuni pizzini del boss Matteo Messina Denaro. Concepito prima del suo arresto, il film si basa su uno scambio epistolare da cui emerge un ritratto dell’uomo diverso rispetto a quello consegnato alla collettività.

«Lo studio di Matteo Messina Denaro è cominciato un po’ di anni fa ed è stato piuttosto complesso – ha raccontato il regista Grassadonia – perché questa figura è stata sottovalutata a lungo. Ci siamo imbattuti in un carteggio tra Matteo Messina Denaro e un ex sindaco di Castelvetrano, suo paese d’origine, sviluppato tra il 2004 e il 2006 dai Servizi Segreti con l’obiettivo di ritrovarne le tracce e catturarlo». Un epistolario insolito, in cui i due registi hanno individuato il seme di una possibile storia per il grande schermo.

«Si tratta di una decina di lettere in cui, al di là delle poche righe in cui si affrontavano gli affari, gli interessi, il boss si dilungava su se stesso, su riflessioni di tipo esistenziale, e poco per volta emergeva il ritratto psicologico di questo strano e infantile narciso, così come la personalità del sindaco, braccio politico del padre sul territorio. Il ritratto di Messina Denaro era lontano da alcuni stereotipi legati alla figura di mafia, e questo sindaco sembrava incarnare la quintessenza di un certo tipo di maschera della commedia italiana».

Tra le peculiarità di Messina Denaro il particolare rapporto con le donne: «Siamo abituati ai mafiosi casa e chiesa – ha aggiunto il regista Piazza – ; lui non si è mai sposato, e il suo rapporto con le donne nel film entra indirettamente come motivo di contrasto tra lui e il padre (soprattutto rispetto a Lucia Russo, interpretata da Barbora Bobulova, figura femminile del passato di Matteo), intriso di un patriarcato patologico dai frutti malati». Un film quindi in cui il lato intimo e personale del boss è preponderante rispetto ad altri elementi della storia: «L’aspetto umano esce fuori dai pizzini, dalla forma di scrittura – ha aggiunto il suo interprete Elio Germano – perché cambiava registro di scrittura a secondo delle persone con cui parlava. Con questa esibizione di cultura intendeva dimostrare di essere superiore agli altri; una patologia di tutti gli italiani e dei personaggi di questa storia, che si sentono migliori degli altri e credono di avere più diritti degli altri».

L’arresto del boss ha poi fornito all’attore ulteriori elementi di conoscenza: «Col suo arresto sono uscite dalle registrazioni elementi inquietanti e interessanti per il mio lavoro. Ho scoperto una persona capace di dolcezza, sensibilità e in grado di comunicare una certa etica; e questo è perturbante perché ognuno di noi potrebbe diventare una persona così: basta sostituire valori in cui crediamo con altri diversi». Macchiettistico invece Catello Palumbo, destinatario delle confidenze del boss, interpretato da Toni Servillo: «Il personaggio dà al film una cifra grottesca – ha chiarito l’attore –. È un saltimbanco assediato dalla disperazione, che utilizza gli strumenti di una cultura da preside di provincia, baroccheggiante, da piccolo amministratore locale, per accettare questo rischio, mettere a posto la sua condizione di uomo venuto fuori dal carcere, patteggiando con gli apparati dei servizi segreti per la cattura di Matteo Messina Denaro».

Nel cast anche Antonia Truppo, Tommaso Ragno, l’attrice reggina Daniela Marra, i palermitani Giuseppe Tantillo e Fausto Russo Alesi, lo jatino Filippo Luna e il messinese Maurizio Marchetti. Musiche del cantautore di Solarino (Siracusa) Colapesce. Coproduzione italofrancese realizzata da Indigo Film con Rai Cinema e Les Films du Losange, “Iddu – L’ultimo padrino” sarà in sala dal 10 ottobre con 01 Distribution. Oggi il film riceverà a Venezia due premi collaterali: il Carlo Lizzani al miglior film italiano e il Premio Fondazione Mimmo Rotella.

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